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SHUB NIGGURATH Introduction Soleil Zeuhl 2009 FRA

Da sempre la Soleil Zeuhl è attenta non solo a proporre interessanti novità dal mondo della musica zeuhl, ma anche a ricercare documenti d’annata che rivestono un valore importantissimo nell’evoluzione del genere (non ringrazieremo mai abbastanza per le ristampe di Archaia e Dun). Tra le ultime produzioni dell’etichetta transalpina, a ripercorrere un po’ di storia, troviamo “Introduction” degli Shub Niggurath. Si tratta, in pratica, della ristampa in cd (per la prima volta) del demo registrato nel 1982 e uscito su cassetta nel 1985 con cui la band francese dal nome lovecraftiano cominciò a farsi conoscere, opportunamente ripulito e rimasterizzato da Udi Koorman, un nome, una garanzia. Con una line-up di sei elementi gli Shub Niggurath mettevano subito le carte in tavola, con una musica particolarmente tenebrosa, fatta di ritmiche ossessive e di un mix tra rock e musica classica, che vedeva sfilare e intrecciarsi stridenti chitarre elettriche, pianoforte d’avanguardia e interventi di trombone. Proprio il suono del trombone si mantiene a debita distanza dal jazz, contribuendo, piuttosto, con suoni gravi, a rendere ancora più funerea la musica degli Shub Niggurath. La ricerca del gruppo sembrava quindi già ben improntata verso quegli sviluppi che confluiranno verso un album come “Les morts vont vite” (pubblicato nel 1986), in cui l’oscurità degli Univers Zero viene estremizzata e portata a contatto con gli insegnamenti dei Magma e con la musica sinfonica. Non è un caso che “Introduction” sia aperto da “Yog-Sothoth” (ancora Lovecraft a metterci lo zampino…), che sarà rielaborato meglio e sarà presente come una delle punte di diamante nell’album citato. Anche le altre composizioni, comunque, lasciano intravedere le grandi potenzialità di una band che aveva già le idee chiare, con l’agguerrita marcia infernale “Entresol”; con la devastante desolazione sonora della title-track, caratterizzata da tre minuti indolenti e minacciosi, tra note alte e veloci di piano e la voce ululante di Ann Stewart; con la liturgia funebre di “In memoriam”. Menzione a parte per il quarto d’ora di “Barback”, una vera e propria sinfonia dark che ben evidenzia gli estremismi di cui sono capaci gli Shub Niggurath, con una partenza leggera che si dipana poi in crescendo imponenti ed un’atmosfera di fondo che si mantiene particolarmente inquietante per tutti i quindici minuti. Le note lunghe del trombone, i tempi lenti e strascicati, il canto indecifrabile, il pianoforte algido, la chitarra nervosa che ricorda certe asprezze dei Present delineano quelle intuizioni forti che la band porterà all’esasperazione negli album ufficiali. Titolo emblematico, quindi, “Introduction”, vero e proprio preludio di quanto gli Shub Niggurath si apprestavano a fare e documento fondamentale e pieno di musica tenebrosa di quello che resta forse il più dark tra i gruppi del filone zeuhl.


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Peppe Di Spirito

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