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SENSES Fields unsown autoprod. 1996 USA

Come recensire questo mini CD? Sembra il solito dilemma, tuttavia questa volta forse la cosa risulterà molto più semplice. Il problema è presentare il gruppo, senza cadere il banalità incommensurabili... Questo quartetto americano ci presenta un lavoro molto raffinato, per palati fini, quasi a voler andare un po' contro corrente viste le ultime tendenze metal del progressive. "Fields Unsown" è un lavoro per certi versi molto sinfonico e allo stesso tempo legato a quel suono anni 70 tanto caro a molti prog fans. Mi spiego subito: non sto parlando di Genesis et similia, piuttosto di qualcosa vicino ai Jethro Tull, anche se devo ammettere che questo ultimo accostamento pare un po' forzato. I brani così spaziano dai 9 minuti e rotti di "In light of the moon/Reflection/High tide" (forse il mio preferito) ai 3 minuti di "Free". I musicisti paiono estremamente a loro agio nel seguire Joan Morbée (leader del gruppo), una tastierista/chitarrista con una voce estremamente bella che accompagna i momenti salienti di una musica quasi sempre soffusa e melodica. L'uso costante di strumenti acustici (tra cui pianoforte e chitarra acustica appunto) rende il tutto arrotondato e morbido, adatto all'ascolto in cuffia, rilassati sulla poltrona preferita con un tazza di tè e la pipa in bocca (sembra proprio di vedere lan Anderson in questa situazione!). L'inizio di "Under the weight of the rain" con un pianoforte quasi malinconico ci trascina in questo mondo di tranquillità, che interrotta solo a momenti, si protrae lungo tutti i 30 minuti del lavoro. Se amate questo tipo di sonorità cercate questo miniCD: ne vale la pena.

 

Marco Del Corno

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