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SUPERSCREAM The engine cries Send The Wood Music 2017 FRA

Il quintetto dell’Alta Normandia pubblica il secondo lavoro a distanza di sei anni dall’esordio, facendo registrare la sostituzione delle tastiere con la seconda chitarra suonata da Daniel Sminiac (pur essendo presenti degli ospiti che eseguono partiture ai tasti d’avorio), una chiara presa di posizione che chiarisce l’intento stilistico. I francesi presi in esame non nascondono affatto le proprie influenze ed anzi le dichiarano apertamente; riferimenti che fanno capire come l’indirizzo sia assolutamente sbilanciato sul versante del heavy metal piuttosto che su quello prog. Si può parlare almeno di prog-metal? Poco, in verità. Sì, ci sono dei controtempi e delle soluzioni che sicuramente vanno a progressivizzare lo stile metal, ma quest’ultimo rimane sempre l’elemento dominate. Nella sua parte centrale “Evil Cream” rimanda un po’ ai Dream Theater degli esordi, puntando alla solita “Afterlife”, ma gli assoli sono molto in stile Judas Priest e parecchie volte si macinano riff pesanti. C’è da dire che l’estensione vocale di Eric Pariche si dimostra notevole e non certo per gli acuti spaccatimpani che ci si potrebbe aspettare in un contesto simile. È una voce tosta, sfrontata, tanto nei toni alti che in quelli medio-bassi, che ogni tanto non disdegna di fare qualche verso growl (ed ha anche una buona pronuncia inglese, tra le altre cose). Da porre in evidenza gli oltre nove minuti di “Ways Out”, dalle soluzioni esotiche e dal leitmotiv che ricorda la ben più famosa “Kashmir” dei Led Zeppelin, sicuramente il pezzo migliore, grazie anche ai suoi assoli. Intrecci chitarristici solenni col co-fondatore Phil Vermont ed atmosfere che caratterizzano varie tracce, come la title-track o la seguente “Pandora”, in cui il nuovo batterista Martine Mabire ed il bassista Stephane Lascarbotte sbrigano abbastanza bene la propria parte, anche se il sound è abbastanza scarno, proprio come certe produzioni heavy metal anni ’80. Altri spunti si trovano su “Velvet Cigarette” (per i controtempi) e sulla semi-ballad “Your Necklace Of Bites” (per l’approccio chitarristico), ma gli aspetti più interessanti si colgono probabilmente nei brani finali, con la già citata “Ways Out”, la dissacrante “Where’s My Mom?” – tra horror metal, voce a tratti death e fasi dal sapore jazzato –, la seconda parte di “Metal Builders” (con una gran cavalcata finale), per terminare con l’altra (semi) ballata: “Insane God”. Un pezzo, quest’ultimo, molto più controllato, una dimensione in cui prima la voce e poi le chitarre si esprimono al meglio.
La recensione di questa band transalpina desterà chiaramente l’interesse dei true metal fans, mentre quelli appartenenti alla schiera del prog-rock se ne infischieranno completamente. Anzi, nemmeno la leggeranno. E in effetti, l’ultimo lavoro dei Superscream (con l’artwork molto bello di Stan-W Decker) appare in questo contesto tipo un pesce fuor d’acqua. Se si vuol rimanere oggettivi, il gruppo ha comunque delle buone potenzialità; riuscendo con un po’ di fortuna a farsi produrre da gente esperta ed elaborando le idee che vanno oltre gli stereotipi, potrebbero tranquillamente sfornare un album di eccellente valore per il proprio settore musicale di competenza.



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Michele Merenda

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