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SCHOOLTREE Heterotopia autoprod. 2017 USA

Il doppio CD, accompagnato da uno splendido booklet illustrato, su cui si estende il terzo album della band di Boston guidata dalla bella Lainey Schooltree (che, oltre ad essere produttrice, canta e suona le tastiere) costituisce una sorta di opera rock ambiziosa ma perfettamente equilibrata, sia nei suoni che nella sua struttura. Essa narra le vicende di una ragazza (la rocksinger Suzi, nulla di più facile che ci sia una certa autoidentificazione dell’autrice) che, privata del proprio corpo, deve affrontare, in forma di spirito, un viaggio nell’universo parallelo dell’inconscio collettivo per poterlo riottenere, in un percorso difficoltoso in cui dovrà affrontare molteplici avversità e scoprire insospettabili legami con il suo fato.
Ventiquattro sono i brani spalmati su questi due CD, tutti abbastanza brevi ma in continuità logica tra di loro. L’Ouverture ci introduce efficacemente nel climax della storia, con atmosfere grondanti di piano e synth (suonati anche da Peter Danilchuk). Nonostante l’avvio scoppiettante della prima metà del CD1, forse l’album può inizialmente stentare nel suo prosieguo ad entrare pienamente in sintonia con l’ascoltatore, anche per la particolarità della storia narrata, ma, lentamente ed inesorabilmente, cresce alla distanza, riuscendo a catturarne l’attenzione con impasti sonori che si collocano all’incrocio del Prog sinfonico (Genesis, Yes, Supertramp) con il rock d’autore (Kate Bush, Tori Amos), con spruzzate di fusion e art rock (vengono talvolta alla mente i Mars Volta). L’incedere è prevalentemente quieto e onirico, non mancando però brani più up-tempo ed accattivanti (in particolar modo l’avvio del secondo CD).
Il timbro vocale di Lainey ricorda sia la già citata Kate Bush ma anche Christina Booth dei Magenta, delicata ma comunque potente quando serve e quando le situazioni musicali, che sono quanto mai variegate come in qualsiasi opera rock che si rispetti, lo richiedono. Lainey sceglie di dar voce a tutti i personaggi dell’opera, così come indicati nel libretto, non ricorrendo quindi ad altri cantanti, e questo può rendere problematico seguire le vicende narrate senza l’ausilio, appunto, del libretto (riportato comunque anche sul sito della band).
Per quanto riguarda i singoli brani sarebbe ovviamente molto problematico, nonché poco efficace, visto com’è strutturato l’album, indicarne alcuni al di sopra degli altri. Vero è però che un pezzo come “Cat Centipede”, situato nella prima metà del primo CD, potrebbe godere di vita propria ed essere usato per presentare efficacemente l’opera.
I quasi 100 minuti di questa avventura paranormale scorrono via piuttosto fluidamente, pur con l’intermezzo della parte centrale del CD2 in cui momenti musicali più onirici e misteriosi, con l’utilizzo di effetti sonori, descrivono i momenti cruciali della presa di coscienza della nostra Suzi. Si arriva comunque alla felice (ancorché travagliata) conclusione della vicenda narrata senza troppa fatica, riuscendo ad ogni modo a tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore. Un album delizioso e coinvolgente, per me uno dei migliori dell’anno.



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Alberto Nucci

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