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SAMMAL Suuliekki Svart Records 2018 FIN

Se l’album precedente di cui abbiamo avuto modo di raccontarvi, pur indiscutibilmente godibile, ci lasciava un senso di oppressione ed inquietudine, questo nuovo lavoro della band di Turku sembra all’inizio voler recuperare le nostre simpatie, quasi consolandoci per il senso di trepidazione provocatoci. La title-track, primo brano (dopo il breve intro) del disco, è infatti un (quasi) allegro ed animato brano di Prog sinfonico psichedelico folkeggiante, qualcosa che ha sempre una notevole attrattiva per un ascoltatore indefesso di Prog nordico, con ampie parti di tastiere e melodie accattivanti. L’album prosegue con questo accattivante mix di hard Prog tinto di folk dalle radici ben piantate nei primi anni ’70, con un sapore live ben percepibile e spazio a qualche improvvisazione, tanto che sembra quasi che l’album sia stato registrato in presa diretta (non è così… ma quasi). Il buffo cantato in finlandese rimane molto caratteristico e contraddistingue queste 8 canzoni così come l’organo onnipresente e la chitarra serpeggiante e tagliente.
Alcuni brani hanno sapori blueseggianti ben percepibili (“Pinnalle Kaltevalle”), in altri ci prendiamo una momentanea pausa, specificatamente con “Maailman Surullisin Suomalainen”, lungo brano dalla ritmica inizialmente più contenuta ma non per questo meno trascinante, vista la sua costruzione in continua progressione che parte da un arpeggio di chitarra acustica per sfociare in un pezzo dalle forti influenze folk, con un finale quasi ipnotico.
“Herran Pelko” presenta in avvio dei suoni di tastiere che potrebbero quasi apparire new-Prog (!) ma è ovviamente un’impressione parziale e il brano si sviluppa in modo ormai usuale. La conclusiva “Samettimetsä” è quasi strumentale e ci lascia con suoni e caratteristiche più vicine alla fusion, con ritmiche meno frenetiche e umori quasi soffusi.
L’album ci lascia per strada dopo appena 44 minuti dunque, minutaggio adeguato e comunque sempre adattato alle esigenze del dio vinile che specialmente nelle lande nordiche non ha mai perso completamente il suo potere. Si tratta, lo avrete comunque capito, anche in questo caso di un album divertente e piacevolmente ascoltabile, con caratteristiche un po’ diverse dai due full length precedenti ma pur sempre rispettoso dei paletti stilistici che la band si è autoimposta.



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Alberto Nucci

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