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SAVELLI / MANZI Gettare le basi Radici Music Records 2019 ITA

Il titolo di questo disco, “Gettare le basi”, indica anche come è nato, cioè dalle fondamenta, dalla pulsazione ritmica di basso e batteria. Alex Savelli, polistrumentista che vanta una lista importante di collaborazioni, insieme a Massimo Manzi, drummer dal background jazzistico e noto ai cultori del prog per la sua militanza negli Agorà, sono entrati in studio e hanno registrato le loro parti come duo, ma hanno subito sentito l’esigenza di allargare poi il campo, invitando altri musicisti a dare dei contributi per impreziosire le composizioni di base. Così, i brani sono stati arricchiti di volta in volta con voce, sax, mandolino, pianoforte, fisarmonica, synth, clarinetto, flauto, percussioni e ne è uscito fuori un disco molto vivace e intenso, che, pur spaziando tra diversi generi ed influenze, mostra una certa omogeneità. Il cd è stato pubblicato in una bella edizione limitata e numerata, cartonata, apribile in tre parti e con gli spazi per i titoli delle canzoni lasciati vuoti, con l’indicazione data all’ascoltatore di scriverli egli stesso. In prevalenza strumentale, “Gettare le basi” lascia piacevoli sensazioni, a partire dalle prime due tracce, che mostrano una spinta verso un jazz-rock-funky di qualità, tecnico e carico di un groove positivo. Nella terza traccia cominciano ad intravedersi certi scenari non distanti dal progressive rock: si parte con un introduzione che dà un sapore di world music (merito anche del suono del mandolino) e poi si passa ad un processo di contaminazione più particolare. A seguire si incontrano composizioni più energiche e vibranti, dal sapore hard rock (quarta, nona e undicesima traccia), folklore mediterraneo abbinato a nuove spruzzate funky (quinta), jazz-rock progressivo (sesta, in cui spicca l’intervento di Pippo Guarnera al piano elettrico; ottava, con qualche vaga reminiscenza canterburiana), fusion carica di potenza con ritmi incandescenti (settima), prog strumentale all’italiana, un po’ PFM, un po’ Area (decima). Un disco che trasuda energia, spontaneità, creatività. bravura, tecnica non fine a sé stessa e tanto altro. In parte derivanti dal processo di composizione ed in parte nati da improvvisazioni, i brani presentati mostrano la piena qualità di questo progetto, che potrà intrigare soprattutto chi nel progressive rock cerca legami con il jazz o percorsi derivanti da stravaganti contaminazioni.



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Peppe Di Spirito

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