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SHOB Solide Immediate Release 2019 FRA

Terzo disco per questa band francese, nata dall’idea del poderoso e tecnicissimo bassista Shob. Nella band, gruppo piuttosto nutrito, una serie di musicisti di grandissima levatura tecnica, dotati di groove e dinamicità davvero esemplari. Una sezione ritmica impressionante che vede, al fianco di Shob, il batterista Simon Renault. Poi, c’è Tony Lavaud, bravo tastierista, un po’ troppo spesso sottoutilizzato e tendenzialmente coperto dalla sezione chitarre, formata da tre ottimi elementi (Rakotondramasy, Siaut e Maroye) e ancora una sezione fiati, una sezione percussioni e una vocalist. Undici brani per un’ora scarsa di musica, quindi brani ricchi, ma piuttosto concisi.
E veniamo all’analisi dei contenuti.
Indipendentemente dall’idea di progressive che ognuno ha nella propria visione musicale, ci sono elementi che possono essere miscelati con qualsiasi altro, ma mai daranno un risultato progressive. Sono elementi che per propria natura sono e saranno comunque estranei al progressive, come le acciughe salate sulla torta di panna e fragole, per capirci. E proviamo a fare un elenco, non esaustivo, di questi intrusi:
- Hip Hop;
- elettro/funky/disco;
- funky brass section;
- rap;
- scratch e altri turntablism da DJ;
- 4/4 dance o funky disco e bit di 120 battute;
- metal;
- handclapping;
- chitarra ritmica carica di effetti funky disco ’70;
In questo disco troviamo ognuna delle acciughe elencate e spesso ne capitano molte nella stessa fetta e prendere una cucchiaiata di pan di spagna e panna, con dentro due, tre, quattro acciughe salate, non è proprio il massimo. Tra l’altro, a differenza di una torta fisica, nella quale, magari con un po’ di fatica, magari rovinando tutto, riusciremmo a toglierle, qui no, non è che possiamo scartarle, scarteremmo l’intero disco.
L’esempio più eclatante di questo andazzo è la title track “Solide” brano che vede l’intervento della vocalist Cèlia Marissal, bravissima, per carità, ma la porzione hip hop centrale è davvero disturbante, mentre per la sezione rap, lì contenuta, mi pare più azzeccato l’aggettivo raccapricciante. E giuro, mai avrei detto di dover usare quel nomignolo “rap”, in una recensione da pubblicare nelle pagine della migliore e più ricca webzine progressive. Ma ahimè, è accaduto. C’è poi, passando in rassegna le più evidenti negatività, il brano Totem nel quale viene inserito un divertissement a base di scratch hip hop su un 4/4 techno funky che pare anticipare: l’urlo “Hands up!” da parte del DJ di turno. Impossibile non citare le atmosfere tipicamente disco di “What Now?” e il suo ritmare un po’ Tavares, un po’ Earth, Wind & Fire, band quest’ultima, che ritorna parecchio alla memoria in vari punti del disco, negli handclapping, degli strappi di fiati funky e in altre amenità della black music di quell’epoca.
Ma per fortuna non è tutto così negativo. Certo ogni brano propone ritmi funky hip hop, nella maggioranza dance, lo spirito è sbarazzino e rapido, siamo lontani anni luce da ogni pretesa progressive, però c’è tecnica da vendere, grandissima abilità strumentale da parte di tutti, un’incisione chiara e pulita, seppur piuttosto compressa.
Ad esempio, “Cure” è un buon brano, dotato di buona ascoltabilità e vaghi rimandi ai Pierre Moerlen’s Gong versione funky. “Hostile” e “Vertige” dispongono di due buoni assolo di tastiere, brevi, ma molto centrati, buone parti di piano elettrico e di chitarre. Anche la conclusiva “Dr. Gros Zozo” si presenta piuttosto bene, richiamando certe modalità funk dell’epoca ’70 - ’80 con un certo sapore di Billy Cobham e George Duke.
È tutto qui. Cosa dire, per concludere? Il disco non è progressive, non ne è neppure parente. Non c’è modo nell’universo musicale prog, per quanto ampio sia, che miscelando qualsiasi cosa al rap venga fuori qualcosa di progressive, scordatevelo. A parte le negatività già dette, il disco si fa ascoltare e se vi serve una serie di brani per una festa o per un viaggio in macchina da battere il piede e ciondolare la testa, questo lavoro va benissimo. Pensare che sui canali video, in rete, si trovano brani di questa band, fortemente jazz-rock fusion e di ben diverso risultato, ma le scelte per quest’album sono indiscutibilmente orientate. Resta da capire perché sia stato inviato ad una pagina come la nostra, ma – lo sappiamo – siamo i migliori e una recensione non la si nega a nessuno.



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Roberto Vanali

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