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SOLUM Encountering murk autoprod. 2021 SVE

Dopo l’esperienza con i Vulkan, il chitarrista svedese Christian Fredriksson si lancia in un’avventura solista, sotto il nome di Solum. Realizza così l’album “Encountering murk”, interamente strumentale, in cui compone e suona praticamente tutto lui, tranne la batteria e, su una sola traccia, il piano, affidati ad altri musicisti. Si tratta di un lavoro di quasi quarantatré minuti e, almeno per il momento, disponibile solo in vinile.
Fin dalle prime battute, con l’opener “Entrance”, veniamo catapultati in quei sentieri sonori cari a chi ha seguito la scena svedese degli anni ’90, con rimandi ai vari Anekdoten e Landberk, anche se rispetto a questi nomi Christian preferisce in alcuni frangenti indurire un po’ il sound, soprattutto per quanto riguarda la parte ritmica. Stesse coordinate per “Tall trees & moonless sky”, forse la composizione più bella del lotto, aperta da un pianoforte molto malinconico, seguito dalla chitarra e dal mellotron che fanno da preludio ad una forte spinta sinfonica e da un crescendo impetuoso. Gli iniziali arpeggi di “Rituals”, invece, sono solo la parte iniziale del primo brano in cui il sound comincia a farsi più pesante, anche se ci sono variazioni continue molto intriganti. Il lato A è chiuso da “Briefly on a quiet path (transition pt.1)”, che non è altro che un breve interludio delicato, nel quale Christian gioca tra chitarra e effetti. Giriamo il disco e parte “The signal”, in cui esplode un heavy prog robusto e corrosivo, con una parte centrale più riflessiva. “A constant reminder (transition pt. 2)” è un altro interludio, stavolta giocato sia con le tastiere che con la chitarra e che sembra un sottofondo da come colonna sonora. Si arriva così al finale con “Entity”, che con oltre tredici minuti è il pezzo più lungo del LP. Qui vengono a galla pregi e difetti del lavoro di Christian, in grado di trovare passaggi brillanti e felicemente ispirati, a partire da un’apertura molto affascinante, con un bel tappeto d’atmosfera e passando poi per le sempre ammalianti cascate di mellotron e per alcune trovate chitarristiche davvero interessanti, sia come riff che come spunti solistici. Allo stesso tempo, tuttavia, tra le variazioni ritmiche che incontriamo, notiamo che si tende anche ad esasperare il lato “heavy” della proposta, soprattutto a causa di alcune esagerazioni di una batteria che a tratti diventa fin troppo chiassosa e metal e che finisce un po’ col rompere certi equilibri che parevano creati bene.
Riassumendo, come spesso accade in dischi provenienti da terre scandinave, durante l’ascolto siamo avvolti da atmosfere brumose e misteriose e percepiamo quel feeling elegiaco che pervade tutti i brani. Fredriksson si è mostrato capace sia come musicista che come compositore, anche se non tutto è perfetto. Le qualità ci sono e i momenti interessanti sono molteplici; magari smussando qualche soluzione un po’ troppo “rumorosa” può fare davvero eccellenti cose in futuro. Nel frattempo, “Encountering murk” può comunque soddisfare più di un palato.



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Peppe Di Spirito

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