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SPIRITRAISER Ciklos autoprod./ Luminol Records 2022 FIN

Quartetto proveniente da Helskinki, gli Spiritraiser con il loro secondo album “Ciklos” non si discostano da un alternative rock aperto a contaminazioni di vario tipo. Già le differenze tra i primi due brani mostrano questo approccio: riff duri ed un flirt continuo con il metal nella traccia d’apertura “Artificial light”; alternanza tra melodia ed esplosioni post-rock nella seguente “Invisible enemy”. In diversi episodi, in seguito, si nota un legame forte con il grunge tanto in voga negli anni ’90, con Nirvana, Pearl Jam e Stone Temple Pilots in prima fila. Insomma, agli Spiritraiser piacciono le chitarre distorte, i volumi alti, le sonorità stralunate e tanta energia. Le cose più interessanti, tuttavia, sembrano quelle in cui prevale una forte vena malinconica (“Sirens”, “Mountain”), oppure quando si avvertono come fonti di ispirazione Steven Wilson e quei gruppi legati all’etichetta Kscope, tipo Anathema e Katatonia (“Fearism”, “Virgin soil”). Qualche altro legame con il prog si avverte quando i musicisti si lasciano andare a qualche soluzione strumentale più stravagante, ma non avviene molto spesso. In tutto questo, è la voce di Jules Näveri si ritrova con forza al centro della scena, mostrando buonissime capacità in un contesto come quello descritto. Ci troviamo di fronte ad un prodotto professionale e ad una band che ha scelto un percorso abbastanza definito, nonostante le diverse influenze. Qualitativamente “Ciklos” ci sembra un lavoro onesto, ma senza infamia e senza lode e rivolgendoci ai nostri lettori, ci sentiamo di dire che nonostante questo disco presenti qualche legame con la musica che tanto amiamo, consigliamo di indirizzare gli acquisti verso artisti che offrono maggiori affinità al mondo del progressive rock.



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Peppe Di Spirito

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