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SMELL OF INCENSE All the mimsy were the borogoves Colours 1994 NOR

Ancora la Norvegia si erge protagonista musicale odierna con il poliedrico quintetto degli SoI, un gruppo di amici uniti nell'intento di recuperare un patrimonio risalente al termine degli anni '60 fino all'inizio della decade successiva e proiettarlo in dimensioni originali e personali. Gli SoI possono soddisfare sia i palati più affini al genere psichedelico, sia coloro che possiedono lo spirito giusto per opzionare coraggiose scelte di ricerca estetica: l'albo propaga le sue dolcissime e sognanti note con l'iniziale "Alice", indispensabile interazione tra fiaba e melodiose cesellature '60s-oriented che riportano alla mente le gesta dei britannici Kaleidoscope, ma prosegue con efficacia delineandosi nelle sinuose cavità esoteriche di "Faerie Emerald", pura oasi di splendente bellezza fortemente influenzata dal meraviglioso idioma folk e sottolineata da una stupenda prestazione vocale femminile. Le sottili increspature di natura indiana che colorano la successiva "Fancy" appaiono come il mezzo più appropriato per volate fantasiose e visionarie avventure oniriche, mentre il momento di maggiore carica energetica si avvicina ascoltando le fluttuanti lisergie di "(The smell of) Interstellar overdrive", 12 minuti di travolgente catarsi sonora recuperata in parte dal bagaglio compositivo pink-floydiano, un paradiso artificiale squarciato da chitarre riverberate di effetti ed echi e cerebrali intromissioni d'organo: il finale è dedicato ad una scrittura di P. Hammill intitolata "The shrine", riarrangiata con gusto ed estro dalla band norvegese. Un tripudio di omaggi racchiuso in fantastiche confezioni grafiche, non un astratto e inutile richiamo al passato per gli SoI, bensì una fusione perfettamente riuscita tra differenti formati e tipologie musicali in grado di provocare un subitaneo risveglio dal profondo torpore quotidiano.

 

Alberto Santamaria

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