|
TANGER |
La otra cara |
autoprod. |
2002 |
ARG |
|
Gli argentini Tanger provano a farci capire che tipo di musica può venir fuori miscelando sonorità care a King Crimson e Jethro Tull. In tre quarti d'ora strumentali, infatti, questa band si esibisce in dodici composizioni di durata abbastanza contenuta, ma affascinanti nell'unione tra una chitarra chiaramente frippiana ed un flauto che non può non riportare alla mente Ian Anderson. Se l'apertura, affidata a "Zobeida", uno dei brani in cui il connubio descritto riesce meglio, è abbastanza melodica e romantica, non tarda un cambiamento di rotta già con la seconda traccia "Rock & rolla", caratterizzata da tensioni chitarristiche che sembrano fuoriuscite da "Thrak". Questo susseguirsi di avvicendamenti tra sound melodico e parti più agitate sarà una peculiarità del cd (con in più qualche sprazzo di onesto jazz-rock riscontrabile soprattutto nella title-track), perciò anche le successive tracce si caratterizzano per la sei corde ed il flauto che si intrecciano e si inseguono praticamente senza sosta su una base ritmica forse non agilissima, ma comunque puntuale e precisa. Spunti latini sono ravvisabili solo ed esclusivamente in "Chacales", ma anche questa composizione si mantiene sullo stile delineato finora, contribuendo a rispettare una forte omogeneità in questo disco. Umori in chiaroscuro, eredi in parte di "Sailor's tale" e "Red" ed in parte di "Nothing is easy" e "Thick as a brick", quindi, per un gruppo che è una delle più classiche dimostrazioni di come il progressive di qualità si possa trovare anche in paesi solitamente non considerati (a torto) di primo piano.
|
Peppe Di Spirito
Collegamenti
ad altre recensioni |
|