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TEMPANO The agony and the ecstasy Musea 2002 VEN

Il nuovo album dei Tempano, il secondo dopo la loro reunion, è un classico disco di Prog contemporaneo. Un album che può essere ascoltato con tranquillità ed attenzione e che, senza dubbio, garantisce all'ascoltatore piena soddisfazione. Musicalmente esso può essere separato in due parti: la prima, comprendente solo brani strumentali, è arricchito da arrangiamenti complessi ove ogni musicista apporta la propria abilità per completare un'architettura ben congegnata e con ottimo gusto. La musica contiene molti piccoli dettagli che si incastrano ottimamente l'un l'altro, percorrendo una buona varietà di stili; dal sinfonico al jazz, passando dal folk a reminiscenze rinascimentali prettamente italiche, fino ad eteree atmosfere dall'ascolto un po' meno immediato. La seconda parte comprende brani cantati. qui le atmosfere sono più cupe, introspettive e molto melodiche, con le armonie che acquistano un ruolo predominante. Ottimo il cantato: in ottimo inglese, vario e perfettamente inserito nella ricchezza strumentale che lo accompagna, scorrendo gentilmente in sottofondo. Incredibile come, in alcuni brani, proprio il cantato sembra portare a somiglianze precise: così sembra di ascoltare Steve Hogarth in "Just in a second", così come Sting balza all'orecchio ascoltando "Il duomo". In sostanza, questo disco ha tutti gli ingredienti per divenire un classico del Prog sudamericano; la musica non ha riferimenti precisi, né stilistici né temporali. Talvolta sembra di ascoltare una colonna sonora di un film immaginario; ogni brano è diverso dall'altro ma in tutti quanti c'è un filo comune che rende il tutto molto interessante. I Tempano provano di essere una band che è capace di creare musica originale in grado di catturare l'ascoltatore, canzone dopo canzone.

 

Alberto Nucci

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