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TRIPOD |
Tripod |
Moonjune Records |
2003 |
USA |
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Progressive in trio senza tastiere e senza chitarre? Si può! E si può fare anche dannatamente bene! La formazione triangolare degli statunitensi TriPod vede Clint Bahr al basso e alle parti vocali, Steve Romano alla batteria e Keith Gurland ai fiati. Una strumentazione, quindi, che rimanda a quella degli storici britannici Backdoor. Eppure in comune tra i due gruppi c'è poco: qualche legame si può intravedere nelle influenze jazz-rock, ma mentre la band inglese amava addentrarsi anche nei territori più vicini al blues, i TriPod puntano su un sound più aggressivo, a tratti anche feroce, senza disdegnare incursioni nella musica elettronica. I musicisti americani partono, in realtà, dalla foga dei King Crimson di "21st Century schizoid man" e "Sailor's tale", per la quale sembrano avere una particolare predilezione, e da un jazz-rock d'assalto proposti in brani dalla durata non lunghissima, ma amano muoversi in ogni direzione se è vero che sanno offrire anche momenti di sana melodia, soluzioni avanguardistiche ed improvvisazioni registrate dal vivo in studio. Anche le parti vocali sono convincenti, soprattutto per merito di armonie ben congeniate che permettono un perfetto inserimento sulla articolata base musicale. Si sa che per suonare in tre bisogna avere una certa preparazione tecnica e il gruppo ce la mette tutta per fare bella figura con l'accoppiata basso-batteria (strumenti che comunque riescono a ritagliarsi anche spazi solistici) a districarsi nelle più ardite soluzioni e con i funambolismi fiatistici derivanti dagli insegnamenti non solo di McDonald, Collins e Jackson, ma anche di Coltrane e Zorn. Il risultato finale è abbastanza soddisfacente, visto che è raggiunto il giusto equilibrio tra progressive, jazz e rock molto aggressivo. Forse dare un ascolto al cd prima dell'acquisto è consigliabile, ma se cercate un lavoro coraggioso, risoluto, dinamico e prepotente, con i TriPod andate sul sicuro!
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Peppe Di Spirito
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