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TURQUOISE |
Turquoise |
Ars Mundi |
2002 |
POL |
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I Turquoise sono un gruppo all'esordio discografico che va ad affiancarsi a quella schiera di gruppi polacchi che negli anni '90 hanno mostrato una buona attitudine a proporre del discreto new-prog sinfonico. Faccio riferimento a Collage, Lizard, Abraxas e Quidam, e proprio in relazione a questi ultimi i Turquoise mostrano diverse similitudini: oltre le origini polacche, altri punti in comune sono la line-up che vede la classica strumentazione affiancata da una voce femminile, la stessa casa discografica del primo album dei Quidam, rispetto al quale anche l'artwork risulta somigliante (persino nella scelta del font con cui sono scritti i titoli delle tracce). Ma quando si passa ad ascoltare il cd le cose cambiano un po': se ci sono tracce come "Znak", "Tesknota" e "Odkrycie" che presentano non poche somiglianze con la band della Derkowska essendo dei brevi ed eleganti brani di new-prog melodico ed orecchiabile, non mancano situazioni abbastanza differenti. "Dajemma" è aperta in maniera quasi eterea da sognanti vocalizzi accompagnati da delicati arpeggi acustici di chitarra, ma si evolve poi in raffinati intrecci strumentali inizialmente vicini alla musica etnica, ma che si fanno poi più aggressivi nella seconda metà del brano. Di tutto rispetto altri tre bei brani strumentali: "Utrenja" e "Drzewa umieraja stojac" sono dei brevi momenti delicati con chitarra acustica protagonista (nel secondo accompagnata da un soffice tappeto tastieristico); "To co w nas (spetnienie)" è un bel brano romantico che unisce sapientemente folk e musica barocca, con un sognante guitar-solo gilmouriano. "A ja, a ty" contiene caratteristiche più marcatamente vicine al new-prog, grazie al crescendo che porta ad un certo ardore ritmico, a belle melodie e agli ispirati intrecci strumentali conditi da bei momenti solistici di chitarra e tastiere. "Strach" e "Wez ze soba mnie" sono i due brani più lunghi (superano rispettivamente i 7 e gli 8 minuti) ed ovviamente quelli in cui i musicisti possono mettere adeguatamente in mostra le loro discrete capacità, grazie alle interessanti dinamiche che favoriscono i cambi di tempo, agili intrecci strumentali e melodie vocali attraverso cui Katarzyna Jaiko può dimostrarsi ottima cantante. Un gruppo, quindi, che sa il fatto suo, autore di una buona prova con cui certamente propone un tipo di prog di facile ascolto, presentato però con indubbio gusto grazie a punti di forza rappresentati da musicisti preparati e da una cantante dotata di una voce soave che affascinerà facilmente gli amanti di queste sonorità. Per carità, nulla di nuovo all'orizzonte, niente che possa far gridare al miracolo, semplicemente un bel dischetto che si farà apprezzare non poco dai superseguaci del rock sinfonico.
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Peppe Di Spirito
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