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TNR |
Samsara |
Mellow |
1994 |
ITA |
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Il dover recensire questo nuovo CD dei TNR non è cosa semplice. Quando ho visto il catalogo Mellow e ho letto il commento di questo lavoro, ho pensato subito a qualcosa di diverso. Perché è bene che io vi avvisi: se comprate questo CD perché cercate un nuovo filone di puro oro Vandergraaf, è molto meglio che pensiate bene a quello che fate. E' sempre vero che la voce di Ohm risulta estremamente simile a quella del buon Peter Hammill, tuttavia il contenuto musicale di Samsara si discosta prepotentemente dai lavori del mitico gruppo anglosassone. Alcune idee di base, presenti allo stato embrionale in "The chessboard", sono di nuovo riscontrabili in quest'ultima fatica del gruppo, sebbene la direzione presa nella composizione dei brani si allontani persino da stretti canoni progressive. Nel cd precedente, i TNR si potevano lanciare in una mini suite (la title-track) che non troverebbe assolutamente posto in Samsara. Vi chiederete allora, cosa c'è di buono in questo nuovo CD. Rispondere tutto è inequivocabilmente esagerato. I pezzi vanno in ogni direzione, comprendendo vari generi e insistendo nel tentativo (spesso riuscito) di ricercare nuovi spazi. Così abbiamo brani intimistici o jazzati, quali "Lovelorn", contrapposti a scatenate tracce poco lontane da canoni hard o pop ("Stabbing shadows" e il brano d'apertura). Non c'è nulla di male in tutto questo, se non che obiettivamente, al primo ascolto sembra di assistere alla sfilata dei generi musicali, che disorienta chi si aspettava qualcosa di più profondamente progressive. Sia ben chiaro che personalmente io non ho nulla contro la ricerca pur tuttavia mi sento in dovere di avvisare il lettore di Arlequins, che non a caso è una fanzine di progressive. In definitiva non penso che Samsara possa piacere ai più, quanto meno per il fatto che, senza andare lontano, sono stati pubblicati vari lavori meno esplorativi e ardui, e nello stesso tempo, più vicini a standard già conosciuti. Un acquisto difficile che consiglio a chi, come me, è stufo di ascoltare cloni dei Marillion, per, probabilmente, iniziare una nuova ricerca, al di fuori delle mura rassicuranti di casa, togliendo i paraocchi, per vedere la musica a 360 gradi.
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Marco Del Corno
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