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TERRENO BALDIO |
Terreno baldio |
PRW |
1993 |
BRA |
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Non si tratta di una ristampa dell'omonimo album uscito nel 1976; in effetti il gruppo si è parzialmente riunito per ri-registrare interamente tutti i pezzi del disco. Immagino subito i puristi che storcono il naso solo a sentir parlare di questa profanazione… Non posso negare che dei cambiamenti rispetto alla prima versione ci sono stati, soprattutto nelle timbriche dei synth e nel suono della chitarra, decisamente moderno, ma non credo che ciò costituisca affatto un difetto. A parte questi cambiamenti dal lato sonoro, è comunque evidente la matrice melodica, di scuola inglese, dei ‘70s. Si ritrovano in particolare quelle variazioni compositive dei Gentle Giant (vero punto di riferimento per la band) e, a tratti, quella potenza evocativa dei Jethro Tull, specie nel secondo brano "The place". Spiccano alcuni brani sugli altri come la melodica "The sea and the love" che mi ricorda molto i Moody Blues di "Every good boy…", oppure la very Gentle Giant styled "When the things become alive". Ottima l'esecuzione del vocalist João Kurk che, assieme al chitarrista Mozart Mello e al tastierista Lazzaroni, rientrava nella line-up originale del 1976. Un terzetto dalle grandi capacità strumentali che, con l'ausilio di una nuova sezione ritmica di appoggio, composta da Renato e Brasa, ci permette di godere di una delle più belle opere mai concepite in suolo brasiliano. Un'opera di indubbio interesse, sia per due belle bonus tracks (sempre dei ‘70s) poste in apertura e chiusura del lavoro, sia per l'aver utilizzato la lingua inglese nella rielaborazione dei brani; ciò costituisce senz'altro un notevole pregio, dato che reputo il portoghese poco adatto alla musica prog. Un lavoro che si rivolge soprattutto agli amanti dell'old-prog ma che può sicuramente trovare anche molti estimatori fra i new-prog oriented...
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Giovanni Baldi
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