TNR sta ovviamente per The Noisy Room, quindi stiamo parlando di una autoproduzione, di un'ottima autoproduzione più precisamente. Il gruppo è in effetti un duo formato dall'enigmatico Marco Ohm Olivotto e da Fabrizio Dai campi, con alcuni musicisti esterni a dare una mano qua e là e lo stesso Olivotto ai testi. Più che un gruppo musicale, i nostri si definiscono un progetto, e ciò include l'etichetta discografica, il gruppo, lo studio di registrazione ed una fantine/notiziario. Il tutto denotando un'organizzazione invidiabile, a questi livelli.
Diciamo subito che questo non è un album di Prog convenzionale, ove per convenzionale s'intende il tipico Prog romantico più o meno standardizzato. Com'è ovvio, nessuno inventa nulla, tuttavia l'album dei TNR denota una buona dose d'ispirazione piuttosto autonoma, salvo un riferimento principale, essenzialmente ideologico che più avanti vedremo. Le 11 canzoni sono composizioni piuttosto brevi (ad eccezione della title-track che supera i 9 minuti) dallo stile un po' stralunato, un poco pop. La voce di Ohm ricorda molto per impostazione quella di Peter Hammill, e proprio i lavori solistici (almeno alcuni di essi, data la grande varietò di questi ultimi) dell'ex Van Der Graaf sono la maggior fonte d'ispirazione di questo gruppo. Il buon Peter, fra l'altro, pare abbia ascoltato il lavoro e dato il suo personale imprimatur, cosa non facile di questi tempi. La tentazione del Prog fan darebbe quella di volgere la propria attenzione in direzione della traccia più lunga, ma sarebbe un errore tralasciare tracce ricche di espressività (e questo non si può certo negare) quali "The path", "The runner"o "The beat of a different drummer", quest'ultima sottotitolata "Sarajevo", e ciò dice tutto. Un bravo quindi ad Ohm, che funge da multistrumentista e autore dei testi /questi ultimi riescono a non appesantire il risultato, pur essendo spesso molto invadenti), e all'ispirata chitarra di Fabrizio per le atmosfere che sanno creare.