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THORK |
We ila |
autoprod. |
2004 |
FRA |
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Singolare ed ammaliante questo quintetto francese che torna a calcare le scene del Prog a distanza di quattro anni dal suo buon debutto. Questo nuovo lavoro appare ben levigato e modellato, accattivante a partire dall’artwork, dalla superficie fino alle viscere di un affresco sonoro che si colloca a metà strada fra un incubo tecnologico alla Matrix ed una passeggiata solitaria in una cattedrale gotica appena rischiarata dal baluginio di candele fioche e tremanti. Ma cerchiamo di vederci più chiaro: le atmosfere sono d’effetto e rappresentano sicuramente il punto di forza e di maggiore interesse dell’album. Prevalenti sono le ambientazioni spettrali, fitte di mistero e fonte di ansia e tensione emotiva; le emozioni evocate sono rese sempre più incalzanti dall’utilizzo di rumori sinistri e l’inserimento di parti vocali recitate e sospirate con notevole istrionismo e potenziate da cori maledetti ed oscuri. Per questa ricerca di particolari situazioni emotive e sonore, immediato è l’accostamento ai connazionali Syrinx e Halloween; la proposta musicale appare comunque in questo caso maggiormente frastagliata ed articolata. Interessanti sono gli inserti di violino che talvolta arricchiscono il sapore delle composizioni con aromi folkeggianti ed altre volte si insinuano tra le linee melodiche degli altri strumenti come un’appiccicosa tela di ragno. Altre volte ancora la musica si arricchisce di suggestioni vagamente esotiche, grazie all’utilizzo di sitar, tabla e dilruba. Nei momenti più opportuni vengono inseriti affilati fraseggi di chitarra elettrica ed il gioco delle tastiere intesse un’oscura cappa che incombe su questo scenario macabro ed inquietante. Singolare è anche la disposizione simmetrica delle canzoni come in un messaggio criptato: osservate i minutaggi e capirete! Se non avete paura del buio potete avventurarvi senza rimpianti in questo piccolo incubo di prog sinfonico a tinte tenebrose.
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Jessica Attene
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