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TVÅ FISK OCH EN FLÄSK Flesh workshop ? 2006 SVE

Abbiamo avuto l'occasione di gustare in anticipo questo nuovo CD del gruppo svedese (il terzo, per la precisione), ma lasciate che ve li presenti: i Två Fisk Och En Fläsk nascono nel 1994 come trio acustico che desidera suonare musica medievale. Il nome curioso sembra che derivi dalla passione per il cibo e potrebbe essere tradotto con "due pesci e un porco". Il nucleo centrale si è presto allargato fino ad arrivare ad un insieme di ben sei (talvolta sette, considerando il produttore che suona le tastiere) musicisti. La band è attualmente guidata dalla voce gentile di Umer Mossige-Norheim, ed è completata da ben tre percussionisti (Stefan Grapenmark, Gustaf Esters e Sebastian Åberg che suona anche tablas e djembe), dai due violinisti Jan Liljekvist (che suona anche il flauto e altri legni) e Marcas Oreglia ed infine dal chitarrista Olof Öberg. Le composizioni prendono spunto da ballate medievali locali (ma anche appartenenti ad altre terre europee), riproposte con un approccio fresco e moderno e fuse con materiale originale influenzato dal patrimonio del folk nordico. Non si tratta quindi di un recupero scientifico e sistematico di materiale archeologico ma di una rilettura personalizzata, moderna e vivace, come se quella musica, proveniente da tempi lontani, fosse stata creata per essere suonata oggi: una musica che si presta bene ad essere goduta dal vivo, magari come un fulcro di aggregazione per festeggiare insieme il ritorno del sole nella festa del solstizio d'estate. Abbiamo quindi una raccolta di 12 tracce della durata media di 4 minuti, molte delle quali basate su filastrocche e ritornelli e da ritmi che spesso invitano alla danza. La presenza di più percussionisti e della coppia di violini rende il sound molto pieno e vigoroso, anche se si tratta fondamentalmente di musica acustica. La prima traccia, "Unge Erik", si apre subito con brio ed è introdotta da un simpatico scacciapensieri; sicuramente gravitiamo attorno al campo di influenza del folk e nell'insieme è riconoscibile, tanto per avere un'idea, quella carica musicale tradizionale che dette colore alla musica dei Ritual nel loro album d'esordio. Non si tratta però neanche di un vero e proprio gruppo folk, visto l'approccio un po' insolito a questo tipo di musica. Soprattutto la voce di Ume, che ha un'educazione classica, non ha nulla a che fare col folklore locale: la cantante ha una timbrica squillante e leggiadra e le sue qualità emergono soprattutto nella splendida traccia di chiusura, "Erbarme Dich", un brano quasi a sé stante in questa collezione di canzoni, dall'approccio tipicamente classico ed operistico. In effetti gli stessi membri del gruppo sottolineano come il loro substrato culturale non abbia nulla a che vedere col folk tradizionale mentre è importante il bagaglio culturale della musica classica ed il rock. Gli strumenti acustici sono usati anche in modo non convenzionale, lo stesso Marcas afferma di voler suonare il suo violino come fa con la chitarra elettrica in altri suoi gruppi: in "Arcum Plumbum" l'archetto si muove veloce a creare una serie di riff indiavolati e trascinanti. Gli ascoltatori prog più tradizionalisti apprezzeranno sicuramente "Gresba 'Harba II", introdotta da un Mellotron plumbeo che fa rivivere quel feeling seducente tipico del prog nordico. Fra i pezzi più interessanti mi piace ricordare "Kompó & Samajó" in cui Jan suona il krumhorn (corno curvo, progenitore dei bag-pipes). Il risultato è quello di un gruppo che si colloca a cavallo di vari generi senza trovare una collocazione definitiva: troppo folk per essere prog, troppo rock per essere folk... troppo tradizionali per essere innovativi... o viceversa? Vi invito a scoprirlo, anche perché l'album è sicuramente godibile e di intrattenimento, soprattutto se amate la musica nordica.

 

Jessica Attene

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