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TOCCATA Circe Mylodon / Musea Records 2005 MEX

Il nome di battesimo e la voce squillante ma ambigua mi avevano tratto in inganno: soltanto dopo aver visto le foto della band mi rendo conto che effettivamente Andrea Medina, vocalist dei Toccata, è una ragazza! La sua dimestichezza con le note alte, la sua energia e ruvidità in alcuni casi, mi hanno fatto pensare ad un adolescente un po' acerbo ma già in grado di addomesticare le proprie qualità vocali ed il paragone più immediato che mi è balzato in mente è stato quello con John Sahagian degli statunitensi Relayer... ed anche la musica, nervosa ed istintiva, fa pensare a questi ultimi o, più in generale, ad una band di quel territorio geografico. Questo debutto discografico, giunto a circa 9 anni dalla nascita dei Toccata, è basato su un energico prog sinfonico che si erge principalmente grazie a tre pilastri: la voce dirompente e a volte rabbiosa di Andrea, le tastiere pompose, dal taglio Emersoniano, di Zan Hernández e la chitarra del membro fondatore Alonso G. Romero che si divide fra riff potenti e parti solistiche. Il risultato è un album spontaneo e vivace, non privo di barocchismi, virtuosismi ma anche di ingenuità. Un ruolo importante viene giocato dai dialoghi chitarra/ tastiere che non lesinano funambolismi e colpi di scena, tesi a creare un effetto di meraviglia. I suoni sono comunque molto grezzi e l'esecuzione non è sempre precisa e pulita: questi elementi, che dai virtuosi potrebbero essere considerati come un punto a sfavore, rendono invece decisamente più interessanti e spontanee composizioni che altrimenti si presterebbero ad essere considerate alla stregua di un palcoscenico per sfoggiare freddi esercizi di stile. La passionalità ed il carattere dei centroamericani invece emergono con prepotenza accendendo di vitalità canzoni non originali al massimo ma comunque godibili e con un ricco gusto per la melodia, con suoni rustici e datati, sfoggiati con irruenza e vitalità. Il titolo, che ci rimanda alla perfida maga di omerica memoria, ingannevolmente potrebbe lasciarci pensare ad un concept album: in realtà le otto canzoni che compongono il CD godono di vita propria, anche se i testi (in madre lingua) ruotano più o meno tutti attorno alle grandi domande esistenziali circa la fragilità umana ed il significato della vita. Considerato tutto, l’album mette in risalto le buone potenzialità della band alla quale possiamo anche perdonare qualche scelta non azzeccatissima, dovuta senz’altro all’inesperienza, nell’attesa che il loro stile prenda completamente forma e si affini in maniera ottimale.

 

Jessica Attene

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