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TESIS ARSIS |
Estado de alerta maximo |
M&C Studio |
2005 |
BRA |
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"Estado De Alerta Màximo" è il secondo disco di Anderson Rodrigues, alias Tésis Arsis: questo musicista brasiliano mostra di avere una grande sensibilità verso tematiche ecologiche particolarmente urgenti come la violenza indiscriminata sugli animali; così i cinque lunghi brani strumentali di quest'opera, composti e suonati interamente da Rodrigues, riflettono inevitabilmente le (giuste) inquietudini del loro autore, l'atmosfera è decisamente cupa ed ansiogena, come se l'autore avesse trasportato in musica le sue riflessioni più amare sul futuro destino dell'umanità... "Estado De Alerta Màximo" ha l'aspetto di un rock sinfonico dai toni quasi apocalittici, gli arrangiamenti e la struttura delle composizioni sono quanto di più tipico si possa immaginare: i lunghi assoli di chitarra rappresentano l'essenza strumentale e melodica di questo lavoro, l'utilizzo delle tastiere è più che altro rivolto alla creazione di sfondi musicali armonici e sinfonici piuttosto semplici ma efficaci, la sezione ritmica rappresentata da una batteria programmata fa il suo dovere in maniera lineare e prevedibile. Nonostante qualche gradevole spiraglio melodico di ampio respiro ("Un Azul Celeste" e la title-track, le composizioni migliori del cd), "Estado De Alerta Màximo" mi ha purtroppo dato l'impressione di un'opera eseguita da un artista chiuso in se stesso, incapace di andare oltre i soliti vaghi punti di riferimento, Steve Hackett (per gli assoli di chitarra), Pendragon, IQ, un limite che potrebbe essere ancora tollerato se non fosse per la quasi totale monocromaticità del suono. Questa sarà anche una produzione "povera", non dal punto di vista della qualità dell'incisione, però settanta minuti quasi totalmente basati sulle stesse sonorità diventano un po' pesantucci da sopportare se non sono sostenuti da un minimo di originalità... "Estado De Alerta Màximo" può anche essere un disco gradevole all'ascolto, tuttavia mi chiedo che senso possa avere continuare a riciclare all'infinito sempre la solita musica...
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Giovanni Carta
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