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TERRE DIFFERENTI Cities of dreams Opensound Music 2005 ITA

Il connubio fra jazz e musica etnica è un qualcosa che in Italia conosciamo bene fin dagli anni '70, ovvero da Aktuala, Carnascialia e così via. Pur con i dovuti distinguo del caso, tale discorso è stato riattualizzato nei giorni nostri dagli Indaco, e infatti di quell'ensemble ritroviamo qui il bassista Luca Barberini. Terre Differenti è però essenzialmente un progetto nato attorno al tastierista e programmatore Fabio Armani: per questo secondo CD ha riunito a sé un folto stuolo di partecipanti, così da esprimere al meglio l'ampia gamma di sensazioni che l'ambizioso concept di "Cities of Dreams" intenderebbe offrire.
I buoni propositi restano tuttavia incompiutamente espressi, in quanto è pur vero che questo lavoro è professionale, ben suonato e ben inciso, ma ahimé suona anche freddo e ripetitivo. Assai trendy nei suoi aromi mediorientali ("Kam ma kam" e la title-track), offre il meglio di sé nel breve saggio di pianoforte minimale di "Mirror" e nella piacevole ambient di "Love beyond Deserts". Nelle tracce cantate si assiste a un paradosso: le vocalists femminili sono brave, ma le parti a loro riservate in sede compositiva paiono ingabbiare gli slanci esecutivi altrui. E così le Città dei Sogni si risolvono in un minestrone in cui convivono world music di stampo moderno (vedi Agricantus), jazz-fusion con richiami al new cool modello Sade, e passaggi di prog elettronico tipo Shadowfax; il tutto sotto l'egida di un sax più o meno onnipresente.
Un disco piacevole e che si lascia ascoltare, ma a cui manca proprio quella scintilla, quel guizzo geniale che separano l'"ordinario" dal "memorabile". Eppoi 73 minuti di tale fatta sono obiettivamente troppi, tant'è che alla fine predominano sbadigli e noia. Terre Indifferenti.

 

Francesco Fabbri

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