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TEMPUS FUGIT Chessboard Masque Records 2008 BRA

Nove anni son passati dall’uscita del precedente album dei Tempus Fugit, tanto da far quasi dimenticare questa band che aveva dato alle stampe due dischi in studio gradevolissimi, specie il primo, più un live. La ristampa del summenzionato album di debutto ha contribuito a far tornare alla mente questo gruppo, o a farlo conoscere per chi se lo era perso, e adesso giunge finalmente questa nuova prova, col tastierista/cantante André Mello sempre in prima fila e quasi la stessa line-up dietro di lui (è cambiato solo il bassista).
La formula che possiamo trovare in queste 8 tracce in generale è sempre la stessa, caratterizzata da un New Prog decisamente sinfonico e melodico ma in cui la componente pop naturalmente presente in questo sottogenere è quella melodica tipicamente sudamericana, specificatamente brasiliana, che rende il tutto decisamente differente dalla massa di gruppi New Prog europei. Anche se musicalmente e strutturalmente quest’album sembra essere un compromesso tra il primo (più sinfonico) ed il secondo (più song-oriented), c’è tuttavia da dire che, a differenza di quest’ultimo, le composizioni sembrano convincere decisamente di più, anche se il gruppo pare non aver perso il vizio di non riuscire sempre a concretizzare quanto di buono sa costruire in fatto di sonorità e melodia. Molto ci sarebbe da imputare al cantato, decisamente scadente, specie quando si esprime in inglese, ma fortunatamente le parti strumentali predominano in maniera netta i 50 minuti di “Chessboard”.
Ad ogni modo il disco è molto gradevole, pur non raggiungendo le vette melodiche dell’esordio; non sono presenti cadute di tono e la musica si distende agevolmente lungo tutta la sua durata, con belle atmosfere e un buon equilibrio tra tutti gli strumenti. Una notazione sul nuovo bassista è doverosa tra l’altro: Ary Moura sembra rivelarsi un acquisto azzeccato, visto che il suo strumento si fa sentire bene e dà un ottimo contributo, anche al di là della mera funzione ritmica. Si tratta insomma di un album del cui acquisto difficilmente vi pentirete e che potrebbe rimanere nella vostra playlist per un po’.


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Alberto Nucci

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