|
TROUT QT |
Trout to lunch |
autoprod. |
2012 |
FIN |
|
Arriva da Helsinki questa nuova proposta sonora. Si tratta di un quartetto formato da Jukka Packalén alle chitarre, Jari Kokkonen al basso, Fredrik Söderholm per sax, flauto, armonica, tastiere e percussioni e Matti Kanerva alla batteria. Decisamente tutti ottimi strumentisti, messi ben in evidenza dalla loro proposta fatta di poderoso, complesso e nervoso jazz rock. Quest’opera di esordio, presentata in autoproduzione, ha un impatto sicuramente deciso, per una musica che lascia davvero poco all’immaginazione. Tutto è molto diretto e, seppur complesso nell’esecuzione, non appare quasi mai di difficile ascolto, anzi dove vengono visitati gli aspetti più funky del genere, caricando i brani di groove e avvicinandoli alla fusion, apprezziamo persino momenti allegri e trascinanti. Tra i 4 e i 10 minuti si aggirano le lunghezze degli undici brani dai quali saltano fuori in maniera abbastanza evidente le ispirazioni della band, che vanno dai Weather Report a Frank Zappa, passando per Mahavishnu, Di Meola, Corea ecc. con puntatine verso i King Crimson, Miles Davis e i Soft Machine. Non che questa lista illustre sia specchio definito di ciò che fanno, diciamo che però l’ispirazione è molto chiara grazie anche ad una forte coerenza, sia nella parte compositiva, sia in quella esecutiva. Giusto per mettere in chiaro le cose, è dall’avvio con “Seiz” che il tutto si apre in maniera determinata: tempi dispari, trame intricate eppure molto leggibili, chitarra dominante che porta una melodia in grado di intercambiarsi con il sax per una costruzione tipicamente jazzy. D’obbligo segnalare la presenza continua e sempre interessante del basso, talvolta a braccetto con la parte ritmica, talvolta a segnare raddoppi sulla chitarra o sul sax, con un uso che ricorda spesso quello di Pastorius, da segnalare in questo senso “Moonracer”. Episodio un po’ a sé è la lunga “Cool cats”, dove troviamo, in mezzo agli svariati groove, tematiche un poco più avanguardistiche e leggermente più affini alle free form del jazz. Altro episodio particolare e dall’eloquente titolo è “FFunk” il cui piglio tastieristico ci fa piombare al volo ai primi anni ’70 tra suoni da Hammond e guitar solo alla McLaughlin. Altro titolo da citare è “Päästäsi Sään Saan”, brano potentemente Weather Report, da notare che la traduzione italiana potrebbe suonare un po’ come “Meteo nella testa”, appunto. Non ho null’altro da eccepire su questo lavoro e mi faccio garante di un’ora di jazz rock divertente, vario e appassionante. Insomma, questa “Trota a pranzo” vale la pena di essere assaggiata.
|
Roberto Vanali
|