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IL TEMPIO DELLE CLESSIDRE |
AlieNatura |
Black Widow Records |
2013 |
ITA |
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Consumato senza grossi traumi il divorzio artistico con “Lupo” Galifi (ritornato nel “suo” Museo Rosenbach... a proposito, non male il nuovo “Barbarica”) ed assoldato come nuovo frontman Francesco Ciapica, i genovesi de “Il tempio delle clessidre” pubblicano “AlieNatura”, come per il precedente album omonimo, sotto l'importante egida della Black Widow records. Il gruppo rimane sempre nelle salde mani di Fabio Gremo (basso-chitarra classica e cori) e di Elisa Montaldo (tastiere-strumenti etnici e cori), autori di tutte le liriche e delle musiche, anche se Paolo Tixi (batteria e cori), Giulio Canepa (chitarre e cori) ed il nuovo vocalist non svolgono certo il ruolo di comprimari, anzi contribuiscono non poco alla riuscita delle 7 tracce che compongono l'album. Francesco Ciapica non fa rimpiangere “Lupo” Galifi, essendo dotato di voce potente ed al tempo stesso duttile (e talvolta vicina a quella dell'illustre predecessore) che pare fatta apposta per le costruzioni melodiche della band. Il primo impatto con l'album non è dei più semplici: più complesso ed articolato del precedente, più ricercato e maturo nei suoni e nelle liriche, per certi aspetti anche più ostico. “Kaze” (ciò che il vento porta con sé) apre l'album ed è anche l'unico strumentale presente. E’ un brano piuttosto atipico non tanto perché dalla ritmica sostenuta e dalle venature hard, quanto piuttosto per la fragranza orientale che si respira nei poco più di 4 minuti di durata del pezzo. Dal successivo “Senza colori” iniziamo ad apprezzare la “calda” voce di Ciapica, per un brano tipicamente TDC: un dark rock “settantiano” sempre più ricco di personalità e convinzione. E', forse, la presa di coscienza dei propri mezzi espressivi la caratteristica che più colpisce in “AlieNatura”, il suono compatto, il pathos che apprezziamo nei testi. Insomma l'impressione è di un gruppo molto maturato rispetto al pur rimarchevole esordio. Una consapevolezza che avvertiamo soprattutto in Giulio Canepa che sfodera degli ottimi passaggi (ne “Il passo” ad esempio) ad ampio respiro che alleggeriscono le sonorità vintage delle onnipresenti tastiere di Elisa (a proposito che ne dite del “solo” di moog, che moog non è, sempre ne “Il passo”?). “Fino alla vetta” è un altro bel brano intriso di reminiscenze seventies con le tastiere cupe che dominano la composizione e l'ugola potente di Ciapica sempre sul “pezzo”. “Onirica ossessione” conferma l'amore di Elisa per le atmosfere oscure (per non parlare del testo...) e l'inizio quasi sabbathiano è lì a dimostrarlo con vigore, anche se poi non mancano momenti più carezzevoli. “Notturno” è un breve intermezzo acustico in cui possiamo ammirare la delicata voce di Elisa per un pezzo dalla grande valenza simbolica, nonché etereo ed affascinante. “Il cacciatore”, la suite finale dell'album, è un po' il sunto di quello che sono oggi “Il tempio delle clessidre”: un florilegio di tastiere dalle sonorità vintage, cambi repentini di atmosfera, con Canepa che si ritaglia il giusto spazio, la sezione ritmica fantasiosa ed una voce sempre più convincente. Si chiude dopo un'ora di ottime suggestioni “AlieNatura” che conferma la bontà della proposta del gruppo ligure e li consegna di diritto tra i migliori gruppi prog italiani del momento. In buona compagnia peraltro.
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Valentino Butti
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