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TNNE Wonderland Progressive Promotion Records 2017 LUX

C’è del prog in Lussemburgo? Pare proprio di sì. E di questo dobbiamo ringraziare anche il cantante Patrick Kiefer ed il tastierista Alex Rukavina che, sul finire degli anni ’80, fondarono i No Name i quali, fra il 1993 ed il 2006, pubblicarono quattro album. Problemi personali fecero sciogliere la band ma Kiefer e Rukavina non si persero d’animo e ben presto riformarono il gruppo (ora The No Name Experience), pubblicando nel 2014 “The clock that went backwards”. Dopo tre anni, e con l’importante apporto di Claudio Cordero (chitarrista dei cileni Cast), ecco “Wonderland”, sempre per la Progressive Promotion Records. La formazione è completata da Gilles Wagner (batteria), da Cédric Gilis (chitarra in un paio di brani) e da Fred Hormain al sax (nella prima e nell’ultima traccia).
Come ogni album new prog che si rispetti (e “Wonderland” non fa eccezione), la componente melodica è preponderante, spumeggianti gli inserti di tastiere e chitarra, curati e brillanti gli arrangiamenti, buono e sufficientemente personale il cantato di Kiefer. Tutte caratteristiche che faranno sobbalzare gli amanti di Pendragon, Jadis, Arena, solo per citare alcuni gruppi di riferimento. E, per contro, faranno “rabbrividire” i cantori dell’”originalità” ad ogni costo e della complessità come condizione fondamentale. Al di là dei rispettabilissimi gusti personali, i TNNE fanno al meglio quello che è nelle loro corde e “Wonderland” (9 tracce per sessanta minuti di durata) è qui per (cercare) di dimostrarlo. Tra i brani migliori, senza dubbio, l’iniziale “My childish mind” che si apre con una ritmica frastagliata in cui si inserisce il sax di Hormain che spezza un poco il sound tipicamente new prog con gli “svolazzi” di synth in bella vista. La chitarra sferzante di Cordero fa il resto accompagnando il cantato sofferto di Kiefer. “Eye of the storm” esplora sonorità metal: ecco quindi una ritmica possente, una chitarra heavy e, sul finale, imperversano ancora le tastiere. A fare da parziale contraltare “Katrina killed the clown” che esordisce in modo soft per poi spiegare le ali in un crescendo di intensità notevole seppur meno incisivo della traccia precedente. Piacevole la title track in cui protagoniste sono le tastiere di Rukavina, una ritmica spezzettata ed una buona interpretazione di Kiefer. “Final fantasy” accontenta un po’ tutti i palati: violino (campionato…) a movimentare lo spettro sonoro, buone melodie ed un bel “punch” heavy. Insomma un colpo al cerchio ed uno alla botte. Non lascia, invece, troppe impressioni “Frozen in time” nonostante qualche buon spunto strumentale. Bella “Eight weeks”, appena più elaborata: inizio lento, crescita costante di tastiere e chitarra ed apoteosi finale. “Le fil du temps”, che chiude l’album, la ricordiamo per essere l’unico brano cantato in francese e per gli inserti di sax che come avevano iniziato, chiudono il lavoro.
Un discreto prodotto, quello del gruppo lussemburghese, senza brani di vertice assoluto ma anche senza “scivolate” clamorose. Probabilmente non riscalderà i cuori dell’esigente “popolo” prog italiano, ma potrà raccogliere consensi in quei paesi più avvezzi ad apprezzare questo sound come, ad esempio, in Olanda od in Germania. Carino.



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Valentino Butti

Collegamenti ad altre recensioni

NO NAME The secret garden 1995 
NO NAME The other side 1998 
NO NAME 4 2006 
TNNE The clock that went backwards 2014 

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