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TEXEL |
Zooming into focus |
autoprod. |
2018 |
UK/DAN |
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Il titolo di quest’album non può trarre in inganno: si tratta di un vero e proprio omaggio alla storica band olandese. Gli autori di questo omaggio sono due musicisti: l’inglese Neil Gowland (chitarre) ed il danese Steffen Staugaard (tastiere) che hanno scelto per questo loro nuovo progetto, iniziato circa due anni prima, il nome di un’isola appartenente ai Paesi Bassi, giusto per rimanere in tema olandese. Accanto a loro ci sono il batterista Max Saidi, il bassista Phil Wood ed il flauto (indispensabile, se si parla di Focus) di Thorstein Quebec Hemmet (avvicendato su una traccia da Gerard McDonald). I musicisti in realtà non si sono mai veramente riuniti per suonare e registrare, realizzando ognuno la propria parte a distanza e inviandosele via Internet. Potrebbe venirmi quasi da ridere, volendo parlare di influenze, riferimenti e somiglianze allo scopo di descrivere questa musica. Ovviamente si deve parlare di Focus, solo Focus, nient’altro che Focus (specialmente quelli degli ultimi anni)… anche se, ad essere proprio sinceri, riesco a percepire comunque qualche piccola, ma non troppo, somiglianza e vicinanza anche con i Kaipa. Questi 7 brani sono interamente strumentali e in maggior parte dinamici e brillanti, non mancando tuttavia momenti più melodici e jazzati, tutto rimanendo nell’ambito del rock barocco del gruppo cui prendono l’ispirazione. Senza eccezione alcuna, i brani dell'album si distinguono per armonia compositiva, variabilità delle armonie melodiche, raffinatezza degli arrangiamenti, nonché compatibilità ed eleganza delle singole parti di tutti i partecipanti al progetto. Particolarmente apprezzabile, ovviamente, è il lavoro di tastiere e chitarra che spesso suonano all'unisono e, insieme al flauto, creano una deliziosa armonia a tre voci. Viene quasi il sospetto che una o più di queste tracce siano in effetti delle cover, tanto da avermi costretto a spulciare un po’ della discografia della band di Van Leer, ma in effetti le composizioni sono tutte ascritte al duo ispiratore del progetto. Non c’è molto di più da dire, se non che l’album e la sua musica è sinceramente ben realizzato e divertente, piacevolissimo da ascoltare e, per una volta, non c’è molto da disquisire su originalità e derivatività. Se amate i Focus, potete senz’altro considerarlo una sorta di album di inediti.
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Alberto Nucci
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