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TRACTEUR |
Tracteur |
autoprod. |
2019 |
FRA |
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Decisamente interessante l’esordio discografico di questo giovane sestetto francese di Tolosa. Protagonisti di questa prima frizzante avventura sono Simon Barbe alla fisarmonica e ai sintetizzatori, Mikaël Leguillou al basso e contrabasso, Xavier Tabard alla batteria, Andy Lévêque al sassofono, Alix Carriay alla chitarra e al Bouzouki, e Jean-Baptiste Demasles al violino e Tzouras. L’offerta musicale è abbastanza singolare e, tra contaminazioni provenienti da diverse aree geografiche, combina sapori e fragranze tradizionali balcaniche, arabe e mediorientali, a sonorità più tipicamente elettriche, rumoristiche e dissonanti, con alcuni accenni di musica elettronica e tendenze a tratti punk. Il risultato finale non lascia molti punti di riferimento e se da un lato può disorientare l’ascoltatore, dall’altro rende indubbiamente fascinosa e peculiare una proposta sostenuta inoltre da una ritmica quasi sempre vigorosa e a tratti frastagliata. A ridimensionare in qualche modo questo senso generale di smarrimento, ci pensa il minutaggio contenuto delle nove tracce presenti nel cd. Se escludiamo infatti l’ultimo brano nel quale in realtà è stata nascosta un'altra traccia, per un totale complessivo di 15 minuti circa, ogni singolo pezzo risulta tutto sommato abbastanza fruibile e godibile anche grazie alla loro breve durata. Nei primi 11 minuti circa del cd scorrono via così le prime tre tracce “Banana Noïse”, “Hallali” e “Silicone Carne” in cui, oltre a mettere ben in evidenza tutte le caratteristiche già menzionate, spiccano specialmente le parti di chitarra, fisarmonica e violino. Fa un po’ da spartiacque la bizzarra “Tartare de Volaille”, spogliata quasi totalmente da quei aromi folk tradizionali descritti in precedenza, nella quale le cupe e minacciose atmosfere generate dalla chitarra e dal sintetizzatore prendono il sopravvento. Il tutto viene in qualche modo ripristinato con “Sous le Soleil d'Ethiopique”, brano dal sapore etnico in cui è protagonista il violino, accompagnato da una graffiante ma mai aggressiva chitarra, e a cui fanno seguito i fiati, alcuni tocchi di fisarmonica e cori vari. Molto bella ed affascinante la sesta traccia “Léopold”, una sorta di danza tradizionale supportata da fisarmonica, bouzouki, violino e semplici percussioni, che sul finale viene alterata dall’uso del sintetizzatore e da una ritmica più incisiva. Un po’ meno variegata la successiva “Royaume Sandale”, in cui prevalgono su tutti violino e sintetizzatore con temi e ritmiche ripetitive. Decisamente più interessante ed intrigante l’ottava traccia “Le Bal des Caniches”, in cui chitarra, violino, e fisarmonica si alternano in un continuo susseguirsi di riff e ritmiche di stampo crimsioniano. A chiudere il tutto ci pensa la nona traccia “Vegan Hardcore” che, come accennato in precedenza, in realtà ne nasconde una decima di ben sette minuti che pare estrapolata da una esibizione live. Ma vi risparmio a questo punto ulteriori descrizioni ed analisi che poco aggiungerebbero a quanto detto fino ad ora, e concludo. Questo debutto discografico è divertente, spavaldo ma equilibrato. L’album rispecchia l’immagine sgraziata che si può avere di un trattore, ma ne esalta anche la forza dirompente, che come un rinoceronte, non si ferma davanti a nulla. Non a caso, il grande mammifero erbivoro viene rappresentato nella bellissima confezione artigianale di legno e cartonata, con colorazione diversa per ogni singolo cd. Veramente una gradevole sorpresa.
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David Aldo Masciavè
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