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TEMPANO |
Atabal yemal |
Musea |
1980 |
VEN |
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Sotto le palme del Venezuela vive anche qualche pazzoide che si è messo in testa un'idea meravigliosa: creare una progressive rock band. Correva il 1977 quando una manciata di ragazzi misero in piedi un gruppo musicale per dar sfogo alle loro voglie di rock sinfonico, quei suoni tanto cari alla vecchia Europa. Passano 3 anni ed eccoci pronto "Atabal-yemal", un disco dalle mille sfaccettature. Spesso si ha l'impressione di trovarci di fronte alle sperimentazioni lisergiche di Nucleus, Gentle Giant o King Crimson, altrove la nostra vecchia PFM lascia scalfite le sue tracce, mentre il classico romanticismo sudamericano affiora appieno nell'acustica "Anhelos" o la successiva "Presencias y ausencias". Ed i Genesis, possibile sia mai esistita una prog band sudamericana che non sia stata infettata da questo virus? Difficile... infatti, quasi in dirittura d'arrivo eccoci "Un nuevo encuentro", ove Banks e soci encuentrano un caldo blues da piano bar. In definitiva un buon album che si lascia ascoltare volentieri, proprio per questi mille volti che si affacciano in lenta ed armoniosa alternanza, quasi fosse una vecchia giostra con i cavalli a dondolo; sono rari i momenti di caduta. Se vi capitasse di incontrare per le vie di Caracas un certo Pedro Castillo, chitarrista per l'appunto dei Tempano, domandategli, magari distrattamente, se ha mai ascoltato qualche brano di un certo Jimi Hendrix...
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Max Pieretti
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