La Musea continua con la sua opera di riscoperta del progressive giapponese e stavolta tocca all'album "Fable on the seven pillows", realizzato nel 1990 dai Teru's Symphonia. Il breve e giocoso strumentale "Prologue" apre il CD, che prosegue con "The princess is gone!", un brano che ci porta subito nella maestosità della musica del gruppo. I suoni orchestrali delle tastiere ci avvolgono in incantevoli sonorità per due minuti e mezzo, poi arriva la nota stonata: quell'irritante cantato femminile in madrelingua, che ricorda i cartoni animati e che è una pecca comune a molti album del Sol Levante, anche se in questo caso più digeribile rispetto agli standard abituali. Nella seconda metà del brano, poi, emerge anche l'apporto della chitarra e qui l'influenza di Hackett si avverte non poco. La sei corde si ritaglia un ruolo importante anche in "Goblin hunt", dove affiora il lato più rock del gruppo, in continua alternanza con stacchi medievali. Nel prosieguo del cd c'è uno splendido momento di liricità con "Big tree", strumentale di 3' con le note di piano e tastiere che sembrano trasportarci in un mondo fiabesco. "Incomplete happiness" riporta l'album su un territorio classicheggiante e le successive "A moonlight Icarus" e "Magic waltz", mantengono quest'indirizzo attraverso una musica solenne e sfarzosa. Un altro strumentale, "Epilogue", chiude quest'album che non brilla certo per originalità, ma che può essere molto appetibile per gli amanti del prog sinfonico, soprattutto se si riescono a sopportare le parti vocali.