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UBI MAIOR Senza tempo AMS-BTF 2009 ITA

“Senza tempo” è il secondo cd di questa band italiana, che ripete, con successo, la formula già adottata nell’esordio “Nostos” di qualche anno fa. Anche in questo album, infatti, troviamo un progressive che vede le sue fondamenta nella scena italiana dei seventies e in artisti del calibro di Balletto di Bronzo, Metamorfosi e Biglietto dell’Inferno. Gli Ubi Maior partono da queste basi per elaborare poi un sound sufficientemente aggressivo e comunque dai timbri moderni; poco è lasciato alla “nostalgia” e non si ravvisano tentativi di imitazioni banali e pedisseque. In questa occasione, inoltre, c’è anche un’interessante idea di base, che può stuzzicare la curiosità degli appassionati di fumetti: le tematiche di “Senza tempo” traggono spunto dall’opera più celebre di Neil Gaiman, “Sandman” ed ogni composizione proposta è dedicata ad uno dei protagonisti noti come “Eterni”. “Morte”, “Sogno”, “Desiderio”, “Distruzione”, “Disperazione”, “Delirio” e “Destino”. Questi i nomi degli Eterni e dei brani. Come conseguenza, anche l’aspetto testuale è stato ben curato e, parallelamente alla musica, è venato di malinconia e di tinte dark. “Morte” è suddivisa in quattro tracce; le altre composizioni sono sufficientemente articolate, con parti cantate enfatiche e sufficientemente irruenti (in qualche occasione forse vanno un po’ per le lunghe) e momenti strumentali di ampio respiro in cui l’infuocata chitarra elettrica si dà il cambio alla guida con tastiere pompose al punto giusto. Tanto “hard-prog-sinfonico” (se proprio vogliamo trovare un’etichetta) in questo disco e solo pochi i momenti (soprattutto nelle varie parti di “Morte”) in cui si tira leggermente il fiato. Piacevole anche l’artwork, con confezione digipack e doppio libretto con i testi sia in italiano che in inglese. Come dicevo all’inizio, “Senza tempo” segue abbastanza fedelmente il suo predecessore ed anche in questo caso, se devo trovare un difetto, lo devo trovare in quella ricerca della perfezione che, di tanto in tanto può far sembrare un po’ freddino qualche frangente. In ogni caso, è stato un piacere ritrovare gli Ubi Maior in piena forma alla loro seconda prova discografica.



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Peppe Di Spirito

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