Home
 
VV.AA. Kalevala: a Finnish Progressive Rock epic Musea 2003

Parlando di compilations, tributi ed operazioni del genere, è indubbio che "Kalevala", progetto ideato e realizzato dagli amici di Colossus (ottima rivista finnica di Prog), è quello più ambizioso finora concepito. Tre CD, trenta bands, ognuna autrice di un brano originale scritto appositamente, un poema epico che sta alla base della tradizione letteraria finnica: un'operazione mastodontica se ci si pensa, al di là di ciò che io personalmente pensi di queste operazioni. Nel novero delle bands cooptate per musicare il "Kalevala" la fanno ovviamente da padrone quelle nordiche e, sembra incredibile, quelle italiane, con risultati altalenanti, come vedremo. Il libretto dell'album è quanto di più lussuoso ed esauriente si potrebbe chiedere, con tutti i testi riportati in inglese e una breve sinopsi dei capitoli del poema (i runi) raccontati e musicati di volta in volta.
Sarebbe dura descrivere brano per brano questi 3 CD infarciti di musica ai limiti della capienza: ci vorrebbe un... poema! Comincerò con l'elencare i gruppi che, a mio avviso, si sono barcamenati meglio, sia per la qualità dei brani composti sia per l'aderenza della musica con quanto andavano a raccontare. Sotto quest'ultimo aspetto, la palma della migliore canzone spetta senza dubbio ai britannici Qadesh, autori di una lunga canzone in cui l'aspetto teatrale la fa da padrone, riuscendo a descrivere la vicenda al pari di una pièce teatrale, con dialoghi e cambi di voce, il tutto con una divertente vena folk-rock. A parte ciò, mi sono molto piaciuti gli Haikara, cui è stata affidata l'introduzione, raffigurante la creazione del mondo, con una grande resa descrittiva; una musica potente e al tempo stesso maestosa che regge benissimo la parte affidata. Al loro pari mi ha altresì impressionato il Museo Rosenbach, autore di un brano che riesce a rendere benissimo i toni drammatici del runo che viene raccontato. Altre menzioni più che onorevoli le assegnerei a Simon Says, Moongarden, Magenta, Orchard e Greenwall. Leggermente inferiori, ma comunque buone, le prestazioni di Castello Di Atlante, Submarine Silence, Metaphor, Scarlett Thread, Mad Crayon, Malibran, Sofia Baccini (e i Presence?), Cantina Sociale, Grand Stand e Thønk. Purtroppo pollice verso per Revelation, Elegant Simplicity e Randone & Tempore. Un piccolo discorso a parte per i Germinale, che si producono in un brano in cui il testo non viene cantato bensì recitato: non mi sentirei di gettar loro la croce addosso ma la scelta non mi ha convinto granché, anche se ci può stare nell'ambito, e nello spirito, dell'opera. Giudizio sospeso anche per i Clearlight, un gruppo storico del Prog francese che in questa loro nuova incarnazione sembrano voler imitare spudoratamente i Genesis e invece riescono solo ad imitare... i Citizen Cain! Brano carino, comunque. Per gli altri gruppi non ancora citati (Overhead, Sinkadus, Leviathan, Aardvark -non sono quelli storici-, Groovector, Whobodies e Cafeine) siamo su livelli medi, senza infamia e senza lode.
Il giudizio sull'album tuttavia non va emesso solo in considerazione delle singole prove dei musicisti (anche per gli episodi meno brillanti non si può parlare di musica scadente, questo sia beninteso!), ma anche (soprattutto?) in virtù della riuscita del progetto, del fatto che "Kalevala" dovrebbe essere il più possibile un album unitario, non con le stesse atmosfere in tutte le canzoni ovviamente, ma almeno con lo stesso spirito, le stesse qualità tecniche e, vivaddio, le stesse qualità di registrazione! In fondo si tratta della messa in musica del più classico poema nordico, cui si è ispirato anche Tolkien peraltro, e avrebbe dovuto essere realizzato con i dovuti crismi e le dovute cure... e non dico che così non sia stato fatto ma, secondo me, non abbastanza. Forse un maggior coinvolgimento di gruppi ed artisti nordici (anche se la noncuranza con cui sembrano aver fornito il proprio contributo gruppi come i Sinkadus è imbarazzante), magari una scelta più varia, qualche nome più importante e una maggior cura di alcuni particolari... beh insomma... non è che stia parlando di un fallimento, ma stiamo parlando di 3 CD, un acquisto da non fare a cuor leggero che può assicurare all'ascoltatore, in definitiva, di ascoltare un'opera interessante per due terzi e un po' frammentaria nella sua realizzazione.

 

Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

VV.AA. Odyssey ''the greatest tale'' 2005 
VV.AA. The colossus of Rhodes ''The seventh progressive rock wonder'' 2005 
VV.AA. The Spaghetti Epic (six modern prog bands for six '70 prog suites) 2005 
VV.AA. The Spaghetti Epic 2 2007 

Italian
English