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VELUDO Penetrando por todo caminho sem fraquejar MCK 2016 BRA

La storia di questo gruppo brasiliano è da suddividere in tre brevi capitoli, il primo dei quali risale agli anni ’70, quando il gruppo si forma (1974) come Veludo Eletrico, pubblica un album dal vivo (1975), già col nome accorciato, e si scioglie senza lasciare ulteriori tracce di sé (1978). Il secondo capitolo viene scritto agli inizi degli anni 2000, quando due dei membri originari rispolverano il marchio e, nel 2002, pubblicano un album in studio (“A Re-volta”). Nel 2016 un altro dei membri originari, Nelsinho Laranjeiras (basso e voce), non presente nella prima reunion, raggruppa attorno a sé un nutrito gruppo di nuovi musicisti e dà vita al terzo capitolo dei Veludo con l’album che stiamo qui ascoltando.
Chissà se dietro a tutto ciò c’è, o ci sarà, una qualche recriminazione o battaglia legale (ne abbiamo viste per molto meno…), fatto sta che questo terzo album a nome Veludo, che è il primo che ho avuto modo di ascoltare, è un bel dischetto di Prog sinfonico dalle chiare influenze brasiliane contenente 5 tracce, 4 delle quali di durata intorno (o poco oltre) i 10 minuti.
L’avvio di “Novos Olhos” ci proietta nelle deliziose e calde armonie di questo disco, fatta di melodie ed intrecci strumentali decisamente accattivanti, dalle sonorità sinfoniche con tenui accenni fusion e con un cantato delicato e dai toni spesso sognanti. Percepiamo non poche influenze che ci riconducono a Yes, Genesis e Camel, così come a leggende nazionali come O Terço e Os Mutantes, con intrecci di chitarre melodiche, flauto e cori. La traccia, così come le successive, è piacevolmente articolata, con un susseguirsi tutt’altro che frenetico di temi e cambi di tempo. La successiva “O Monte” non è infatti da meno e presenta un susseguirsi di atmosfere che si fanno di volta più oscure o più giocose, con cavalcate strumentali e momenti più lirici che si danno il cambio efficacemente.
Anche il breve strumentale “Buraco Profundo” non scema minimamente la tensione e rappresenta anch’esso una piccola frenetica delizia in cui immergersi piacevolmente in attesa della lunga “O Luar, a Pessoa & o Lugar”, 13 minuti in cui accade quasi di tutto, anche se il brano è emotivamente e qualitativamente in crescendo. La conclusiva, strumentale, “Tema das Aves” vede accrescersi leggermente la componente fusion dei Veludo.
L’album è decisamente delizioso e non può non attirare l’attenzione di chi ama le sonorità sinfoniche e melodiche, con particolare predilezione magari per le melodie e il feeling tipici delle band sudamericane. Ascoltate e giudicate voi stessi.



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Alberto Nucci

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