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VERGANTI Atlas autoprod. 2017 ITA

L’album di esordio di questo gruppo torinese, fondato nel 2015 e capitanato da Adolfo Pacchioni (chitarra e voce), l’organizzatore del festival Prog TO Rock, è costituito da un concept album che narra la storia alternativa dell’evoluzione umana (ispirata al libro “L’Enigma di Atlantide”), iniziata dallo sbarco nell’isola di Atlantide di un equipaggio alieno che successivamente colonizzerà il resto delle terre emerse. I testi sono spesso ridondanti e concettuali, anche se comunque non eccessivi (beh… quasi mai). La voce di Savino De Palo (cui talvolta si affianca quella ben più gentile di Giulia Cardia) è graffiante ed evocativa, non scevra di riferimenti e tentativi di imitazione più o meno consapevoli, soprattutto stilistici, di quella di “Lupo” Galifi. Musicalmente i Verganti si rifanno molto in effetti alla tradizione Prog italiana degli anni ‘70, Museo Rosenbach e New Trolls in primis, con una strumentazione parzialmente vintage in cui non solo i suoni ma anche la qualità di registrazione ci portano abbastanza indietro nel tempo.
Le 10 tracce su cui è spalmato questo lungo album si susseguono comunque piacevolmente e senza sosta, alternando ottimi momenti, con orchestrazioni azzeccate e momenti melodici apprezzabili, a qualche situazione un po’ più forzata e naïf. Queste ultime tuttavia si stemperano all’interno di una narrazione che segue un filo logico abbastanza agevole da seguire. Non mi hanno convinto molto, ad esempio, alcune situazioni di un brano come “Il Distacco”, in bilico tra rock e ritornelli pop, ma che comunque nel complesso lascia comunque un sapore piacevole.
Piacevole è senz’altro l’impressione di ascolto che per tutta la sua durata ci trasmette l’album, senza dubbio concepito da un gruppo che non cerca l’originalità assoluta né celebra presunte velleità di portare avanti un genere musicale. Il risultato, dicevo, è abbastanza positivo: i suoni sporchi e talvolta anche sprecisi fanno il paio con una registrazione che appare (volutamente?) artigianale, benché non sgradevole o addirittura irritante, come ci è successo purtroppo di aver a che fare in altre produzioni similari. Si riesce senza fatica a farsi guidare dal cantato suggestivo e decisamente calato nelle atmosfere che si vogliono evocare, anacronistiche ma invitanti.



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Alberto Nucci

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