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WAPPA GAPPA Gappa InterMusic/Musea 2004 JAP

Non mi aspettavo il ritorno dei Wappa Gappa, a distanza di sei anni dal loro secondo cd "A Myth" avrei immaginato come minimo la loro fine, invece, senza troppi clamori, ecco il loro terzo disco, intitolato semplicemente "Gappa". La line-up è rimasta ancora quella del secondo disco, il tempo trascorso sembra però aver affinato sensibilmente le capacità del gruppo: il new-pop-prog di "A Myth" trova la sua giusta evoluzione in una serie di brani discretamente complessi ed elaborati, forse ancor più legati che in precedenza alla corrente neo-prog degli ultimi quindici-vent'anni; ora l'identità squisitamente pop ed easy-listening, tipicamente giapponese, del gruppo viene considerata un semplice ingrediente della loro musica e non più un fine, come forse era accaduto in passato. La buona qualità della registrazione del cd ed una maggiore cura nei suoni hanno contribuito a dare un maggiore senso di equilibrio nelle composizioni di Gappa. Ho apprezzato molto il lavoro del chitarrista Yasuhiro Tachibana, meglio inserito nei brani rispetto al disco precedente, come ho apprezzato anche l'elegante lavoro di rifinitura melodica e ritmica del bassista Keizo Endo (uno dei principali autori delle musiche). Le tastiere di Hideaki Nagaike ora sono utilizzate in maniera ben più creativa, le costruzioni sinfoniche del gruppo ne hanno tratto un bel vantaggio, con alcune divagazioni di stampo '70s molto godibili. Il discorso per la bella Tamami Yamamoto rimane sempre lo stesso: splendida voce, un'ottima interprete capace di affrontare momenti di drammatica intensità insieme ad altri più disimpeganti con estrema naturalezza e semplicità. A mio parere l'unico vero difetto del disco risiede nella sua lunghezza: sessantasei minuti forse sono un po' troppi, si rischia di compromettere l'intensità dell'insieme, uno o due brani in meno forse avrebbero alleggerito l'ascolto del cd. Brani preferiti: i primi quattro, con una menzione speciale alla lunga "The golden apples of the sun", ispirata ad un racconto di Ray Bradbury (a proposito, le liriche delle canzoni sono decisamente ben realizzate), e la conclusiva "Etranger".

 

Giovanni Carta

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WAPPA GAPPA A myth 1998 

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