Home
 
WAS AT Il quarto stato della materia (EP) autoprod. 2016 ITA

È risaputo che in natura esistono tre stati della materia: solido, liquido e aeriforme. Giusto? No, sbagliato, perché ne esiste un quarto, il plasma. Uno stato verificabile solo se il materiale di partenza è sotto forma gassosa e viene portato a temperature comprese tra 3.000°C e 20.000°C. Si tratta di un insieme di particelle con cariche elettriche positive (ioni) e negative (elettroni), così che alla fine si dimostra globalmente nullo. Ecco quindi il quarto stato della materia, che si ritrova nelle stelle, nelle galassie e che nel nostro pianeta può essere ravvisato tanto nei fulmini quanto nelle aurore boreali. Oltre ad essere un elemento di studio molto importante negli esperimenti della fusione nucleare, quanto trattato sembra calzare a pennello per descrivere il quartetto di Vaprio D'Adda (Milano): un gruppo che nonostante tutto sembra discostarsi (volutamente) sia dal prog in generale che da tutti gli altri stilemi che si sono voluti spacciare per esso, mostrandosi come qualcosa a se stante. Il contenuto presentato su questo terzo EP risulta un chiaro rock alternativo con evidenti contaminazioni, che comunque gli conferiscono un’attitudine progressiva sicuramente maggiore rispetto ad altre acclarate proposte. Attivi dal 2012, i quattro musicisti si erano ad ogni modo avvicinati al prog-rock nel 2015 col precedente “Sogni” (se ne consiglia l’ascolto sul loro bandcamp; potreste scoprire che in realtà vi piace, anche se molti non lo ammetterebbero nemmeno sotto tortura). Ma siccome la band non si vuole creare limiti né di genere e né di etichetta, non ricercando assolutamente il consenso generale, ecco che il nuovo album torna sulle vecchie coordinate. Forse la presenza del prog continua ad essere verosimile nell’iniziale “Zapruder”, dedicata a quell’Abraham Zapruder che fortuitamente filmò l’omicidio di J.F. Kennedy in diretta e la cui pellicola venne comprata a peso d’oro per essere forse poi mistificata. Per il resto, si può scorgere qualcosa di nuovamente complesso in “I Numeri non sono liberi” e “Nel Profondo”. Anche le parti vocali potrebbero destare perplessità, ma a detta dei diretti interessati il testo non è una spiegazione, bensì inconscio creativo sotto forma di parole, suoni che si mescolano alla musica. Inoltre, avendo dichiaratamente scelto di cantare in italiano, le parole stesse possono faticare maggiormente a seguire la metrica. Per quanto riguarda il senso complessivo… beh… non è che il significato di molti testi in inglese risulti migliore, anzi.
Istintivamente, all’ascolto vengono in mente (parzialmente) gli statunitensi Nebula, band stoner/psichedelica. Di sicuro i ragazzi sanno quel che vogliono e se non daranno alla luce una proposta dagli ampi consensi sarà con ogni probabilità per una scelta ponderata. Certo, quel secondo EP sembrava essere decisamente altra cosa…



Bookmark and Share

 

Michele Merenda

Italian
English