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JOHN WETTON The official bootleg - Archive vol. 1 Primary Purpose 2016 UK

Questa raccolta di sei CD riunisce per la prima volta, sotto piena approvazione dell'artista, i tre “bootleg ufficiali” pubblicati dal compianto Wetton durante gli anni '90, e ormai da tempo fuori catalogo nell'edizione originale. Era il periodo in cui la carriera solista di John, archiviato temporaneamente il capitolo Asia e superati con successo alcuni nefasti ostacoli in forma di dipendenze, stava godendo di un colpo di coda che ne permise un rilancio delle quotazioni, con l'uscita di album come “Battle Lines/Voice Mail” e “Arkangel” che a posteriori possiamo vedere come capitoli artisticamente fondamentali della sua produzione solista. Il successo riguadagnato, che continuerà per tutto il decennio successivo, rinvigorito anche dalla reunion della line-up originale degli Asia, coinvolse anche – e forse in special modo – paesi come Giappone e parte del Sudamerica, i cui appassionati furono all'epoca forieri ed iniziatori di un revival del progressive rock che riportò alla ribalta l'interesse per la musica dei King Crimson e degli UK (per limitarci ad alcune band in cui il nostro militò) dopo un decennio di confinamento. Non secondario fu anche l'apporto di esponenti del cosiddetto new-prog inglese che in questi frangenti supportarono John nelle sue escursioni live, come Martin Orford (IQ), Steve Christey (Jadis), John Young (all'epoca quotato session man ed oggi nei Lifesigns), Dave Kilminster (più tardi con Roger Waters, The Nice e Steven Wilson), senza dimenticare l'über-virtuoso batterista austriaco Thomas Lang e il chitarrista Billy Liesegang, curiosamente proveniente dalla scena industrial americana (Nine Inch Nails, Filter).
I primi due capitoli “doppi” di questa edizione antologica si riferiscono a date distinte del tour in promozione dell'album “Battle Lines”, la prima a Buenos Aires (“Live in Argentina 1996”) e la seconda ad Osaka nel 1997. Gli ultimi due CD della serie documentano invece una data giapponese (“Live at the Sun Plaza Tokyo 1999) del tour successivo alla pubblicazione dell'album “Arkangel”. In tutti i casi, il taglio del prodotto e la qualità sonora rispecchiano l'etichetta di “bootleg” citata nel titolo, con registrazioni professionali ma certamente “piatte” e dinamicamente molto limitate, oltre a interventi di fade-in e fade-out un po' approssimativi in molte tracce. Una volta abituato l'orecchio alla registrazione innegabilmente “cruda”, ciò che resta è l'invidiabile repertorio di un artista che pur spaziando dal progressive più cerebrale al pop-rock da stadio, ha avuto il pregio di mantenere sempre alto il livello di qualità del proprio songwriting. Ciò gli permette di risultare perfettamente credibile alternando in scaletta riletture di immortali brani crimsoniani come “Easy money”, “The night watch” e “Starless” alle inevitabili hit degli Asia “Heat of the moment”, “Sole survivor”, “Only time will tell” e “Don't cry”, passando per rivisitazioni più fruibili del repertorio UK come “Rendezvous 6:02”, “Thirty years” e “In the dead of night”. L'arrangiamento dei brani risulta piuttosto omogeneo nelle tre date, in cui i musicisti citati si avvicendano, con il bonus del flauto di Martin Orford (che gode della sua parentesi solista con il brano per pianoforte “Quilmes”, composto in quei giorni e battezzato appunto come una nota marca di birra argentina!) a impreziosire le esecuzioni di “Book of Saturday”, uno dei momenti intimistici che includono anche le ballad “The smile has left your eyes”, “Emma” e “Hold me now”. Reggono il pericoloso confronto i restanti brani estratti dagli album solisti di Wetton, come “Caught in the crossfire”, “The last thing on my mind”, “Voice of America” e le due title track, posizionati in scaletta in modo da alternare sapientemente ritmi, umori e periodi storici diversi.     
Se una raccolta live così estesa era stata pensata per aggregare in un unico prodotto la testimonianza di un'importante fase della carriera di John, la sua prematura scomparsa nel gennaio 2017 (quindi a pochi mesi di distanza dalla sua pubblicazione) ne fa assumere un nuovo significato, che la rende una vera e propria celebrazione di ciò che nelle stesse parole dell'artista è stata una “vita straordinaria”, densa di soddisfazioni artistiche, umane e commerciali, di vittorie sui propri demoni interiori, scacciati con la stessa forza di volontà che lo ha guidato negli ultimi anni della malattia, e soprattutto origine di una gran mole di musica e liriche che resterà nel cuore e nella mente degli appassionati.



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Mauro Ranchicchio

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