Home
 
WHEN MARY Tainted Sonicbond Music 2017 NOR

La protagonista dietro questo progetto è una vecchia conoscenza dell’ambiente prog, visto che si tratta di Trude Eidtang, che è stata la cantante dei White Willow di “Signal to noise”, album datato 2006. Risale invece al 2013 l’esordio a nome When Mary, intitolato “7summers7winters”, che ha spinto la vocalist verso un sound che mantiene una certa malinconia tipica della band di Jacon Holm Lupo, ma indirizzata maggiormente verso il pop. A quattro anni di distanza da quel debutto, ecco la seconda prova discografica, “Tainted”, una sorta di concept ispirato al mito di Faust. Lo scenario sonoro non varia di molto, si può notare più che altro un’accentuazione delle caratteristiche gotiche della musica e della presenza dell’elettronica. Scorrono, così, brani immediati, dalle atmosfere sinuose e intriganti, con la voce soave di Trude a farla da padrona. Per mantenere paragoni con ambienti che conosciamo meglio, facciamo riferimento ancora ai White Willow e ricordiamo che le canzoni contenute in “Tainted” possono essere assimilate a quei momenti eleganti ed orientati verso il pop del gruppo norvegese, o potremmo tirare in ballo gli svedesi Paatos di “Silence of another kind”. Allontanandoci un attimo, invece, da questi lidi, intravediamo come fonti di ispirazione artisti quali Bjork, Laurie Anderson, Portishead e Massive Attack. Veniamo quindi avvolti da un’aura sognante, in cui si avverte un respiro nordico, che porta anche malinconia ed ombre e che trasmette belle sensazioni. In questa avventura Trude è accompagnata da Christian Paulsen, che contribuisce con chitarra, programmazioni, synth e basso e Vidar Uthaug alle tastiere, più vari collaboratori come ospiti alla batteria, al canto e al basso. Sulle nostre pagine è doveroso segnalare qualche momento più legato al prog e, in particolare, al rock sinfonico, come “Interlude (1st mir das grab?)”, che è un intermezzo classicheggiante di due minuti, con in evidenza un organo che, attorniato di leggeri effetti elettronici, si spinge verso un’atmosfera a cavallo tra Bach e Goblin. Qua e là, durante i brani, ci sono altri momenti keyboard-oriented che indirizzano verso i sentieri a noi più cari, ma si tratta di una piccola percentuale dell’album. Album che, alla fine dei conti, risulta comunque ispirato ed attraente, ma ovviamente vi devono piacere le ambientazioni che evocano un sound gotico, pop ed elettronico.



Bookmark and Share

 

Peppe Di Spirito

Italian
English