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XING SA Création de l'univers Soleil Zeuhl 2010 FRA

Un lungo, sofferto, inquietante, minimale, intro ci conduce nel tema della creazione dell’universo, secondo questo nuovo gruppo francese. Loro sono tre vertebre della spina dorsale dei Setna, una delle ultime grandi novità dello Zeuhl d’oltralpe. Nicolas Goulay alle tastiere, Christophe Blondel al basso e Nicolas Candé alla batteria. In questo concept strumentale, attraverso i cinque elementi della cosmologia taoista: fuoco, terra, metallo, acqua e legno, il trio ci dà saggio di capacità notevoli, sia riferite alla composizione, sia all’esecuzione.
Il lungo intro di cui si parlava all’inizio porta all’elemento “Feu”, suddiviso in tre movimenti. Esplorativo e soffuso il primo, multicolore e muscoloso il secondo, con strappi che vanno a braccetto con il miglior jazz rock profumato di “Hopper Tunity Box” e ci mostrano in tutta la loro evidenza la bravura e la tecnica di cui la band è dotata, tra dotte poliritmie, esaltanti parti di basso e funamboliche sequenze di minimoog, più tipicamente zeuhliano il terzo, con i suoi ostinato e le sue reiterazioni cromatiche. Un altro agghiacciante intro ci suggerisce l’avvio della seconda suite “Terre”, persino preferibile alla precedente, con rimandi, specie nel secondo movimento, alla classe canterburyana dei Soft Machine di Seven, ai Caravan di Waterloo Lily e allo zeuhl di stampo più jazz, con una serie di passaggi al Fender Rhodes di grandissimo lustro, surreale e ipnotico il terzo movimento con le note lunghe del minimoog ad imitare una chitarra frippiana: un brivido unico! Ancora girandole magnetiche e ammalianti, anche grazie all’inserimento di voci corali per la suite centrale “Metal”, in cui il crescendo porta ad una serie di dinamici spazi ora aperti da tappeti di organi, ora da cicliche ritmicità portano ad movimento di chiusura dominato da voci e tastiere ritrovando un certo non so ché canterburyano e di mondi fluttuanti. Di meraviglia, in meraviglia “Eau”, quasi inspiegabile nella sua forza evocativa e onirica il primo movimento, con scambi di temi tra zeuhl magmatico (Üdü Ẁüdü?), jazz rock alla Nucleus e Canterbury di varia ispirazione. Maggiormente improntata al jazz – jazz rock la conclusiva suite “Bois” che vede anche l’inserimento del sax di Gilles Wolff, che nel finale riporta a quei mondi sospesi e fluttuanti, dove le goccioline di vapore acqueo si poggiano sulla pelle, scendendo in un moto leggero, come in alcune loro chiose, i National Health, insegnarono.
Oltre un’ora di musica di rara qualità, che sa essere forte e delicata assieme, diretta, labirintica e talvolta ossessiva come nel miglior zeuhl e nel migliore jazz rock che abbiamo saputo portare nella memoria. Consiglio di ricordare bene questo titolo, almeno fino a fine anno, giusto per ricordarsi cosa mettere nella classifica dei migliori.


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Roberto Vanali

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