Le produzioni Musea degli ultimi anni sono divisibili, in modo più o meno netto, tra quelle normali, fatte per il mercato Prog commerciale, e quelle pubblicate per il solo gusto dei proprietari dell'etichetta, ben sapendo che venderanno poche decine di copie (in Italia, per alcune di esse, non si arriva neanche alla doppia cifra...): musica elettronica, musiche nuove, eccetera. Con questo gruppo, proveniente dalla zona di Bordeaux, e con il suo primo album (a parte un mini CD autoprodotto), forse Bernard Gueffier e soci riescono a conciliare questi loro gusti auto-lesionistìci (!) con la vendibilità del prodotto. "The lost frontier" è una sorta di concept album, o meglio di album a tema, imperniato sul simbolo del Vallo di Adriano, che rappresentò il limite estremo della civiltà. La musica che ci propone il quartetto francese è piuttosto varia, ove comunque una diffusa vena melancolica pervade tutte le 16 composizioni dell'album: pensate agli ultimi lavori di Mike Oldfield, a Enya, Anthony Phillips, agli... Incognito... musica celtica, rinascimentale, rock sinfonico, ritmiche trance/ progressive... in quest'album c'è un po' di tutto (perfino due ospiti illustri come Dan Ar Braz e Mickey Simmonds). C'è un filo conduttore ideale e comune, ma nessuno stile predominante che possa far dire in due parole "ah, i XII ALFONSO... somigliano a...". Quel che è buono è che il gruppo, alla sua prima opera sulla grande distanza, riesce a imporsi con buona personalità e con un album interessante, pur se con ovvii difetti (la mancanza appunto di un'unitarietà che leghi ad esempio le parti cantate, più ritmiche e fruibili, ai brani strumentali, nonché una certa semplicità negli arrangiamenti).