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VALERY YARUSHIN Emilyan Pugachev Pboiul 2004 RUS

Rischia di passare inosservato questo CD e sarebbe un gran peccato, visto che si tratta di una splendida documentazione di un gruppo fra i più significativi del Progressive russo. Questo album, accreditato a Valery Yarushin, cantante e principale compositore degli Ariel fino al 1989, ripropone una delle 274 rappresentazioni che il gruppo russo mise in scena a partire dal 1978, iniziando proprio da Chelyabinsk (la loro città), e continuando per tutta l'Unione Sovietica. "Emilyan Pugachev" era una vera e propria opera rock, ispirata al romanzo di S.Yesenin, intitolato per l'appunto "Pugachev", che raccontava del grande rivoluzionario che nel Settecento guidò la rivolta dei contadini contro lo Zar. Prima del riversamento su CD la musica di questo spettacolo era rimasta inedita su supporto fonografico. I titoli in cirillico ed il cantato in russo non ci permettono di apprezzare la trama e, anche nell'ipotesi fortunata di possedere qualche piccola conoscenza dell'idioma, lo scarno libretto fornirà scarsi dettagli.
Si ha chiaramente l'idea della grandiosità della rappresentazione teatrale dal continuo intrecciarsi di parti recitate e cantate, commenti musicali e voci narranti ma, come già detto, l'effetto per noi si ridimensiona molto dal momento che, non potendo capire la lingua, ci rimane solo la bellezza e la poesia della musica svuotata del significato narrativo. La musica comunque è bella e coinvolgente e ci presenta gli Ariel in una versione classica, fra le meno commerciali del loro repertorio. Abbiamo quindi un grazioso rock sinfonico, con meravigliose ed inconfondibili influenze tradizionali, proposto con la verve allegra e spesso spiritosa e scanzonata tipica di questo ensemble. Il riferimento discografico stilisticamente più vicino potrebbe essere "Russian Pictures", il secondo album della band che davvero non dovrebbe mancare, reperibilità permettendo, nella discografia di ogni appassionato di Prog/folk sinfonico. Come consuetudine per il gruppo i brani sono tutti molto brevi, movimentati e abbastanza vari, come in un coloratissimo mosaico che nell'insieme delle tessere offre una visione globale unitaria. Bellissimi i cori, una delle particolarità degli Ariel, che ci rimandano fortemente al folklore russo: un esempio molto affascinante ci viene fornito proprio nella traccia di apertura "Khor 1". Non mancano pezzi sentimentali e di atmosfera, bellissime parti strumentali sinfoniche, parti più rockeggianti ma anche momenti in cui prevalgono le parti recitate alle quali purtroppo stiamo dietro un po' a fatica.
Nonostante l'ovvio impedimento linguistico l'album è nel complesso godibile e l'atmosfera generale raramente sembra associarsi a pensieri di rivoluzione ma più spesso è gioiosa e allegra, come in una colorata festa popolare. Non so se questo possa essere l'album più indicato per avvicinarsi agli Ariel ma offre comunque una discreta idea delle potenzialità e delle caratteristiche della band. Se vi capita sotto mano fateci un pensiero.

 

Jessica Attene

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