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Z THE VOID Planets round autoprod. 2003 USA

Credo proprio che qualsiasi appassionato di progressive rock, quando si trova di fronte ad una copertina in cui spiccano i colori rosa e grigio in tonalità tenui, faccia viaggiare il pensiero alle raffinatezze e alla magia del mitico "In the land of grey and pink" dei Caravan. In realtà, al di là delle associazioni cromatiche, questo cd ha ben poco a che fare con quel disco e con la scuola canterburiana in generale. Nei tre quarti d'ora di "Planets round", infatti, troviamo un prog strumentale molto classico, che parte dalle basi del rock sinfonico degli anni ‘70 di Genesis, Yes e ELP. Sei i brani presenti (si va dai quattro ai quasi undici minuti) con tutte le caratteristiche del genere, fatto di cambi di tempo, impasti sonori variegati, spunti solistici raffinati, qualche rimando alla musica classica e buon gusto di fondo che non fa scadere nel kitsch un prodotto che potrebbe perdersi tra le miriadi di produzioni odierne senza lasciare traccia. Invece le idee buone ci sono e sono proposte davvero con abilità. Il tutto è opera di un uomo solo: Zane Edge, che dietro la sigla Z The Void realizza un bel cd; che sarà anche amatoriale, ma da cui pure traspare quella passione che è la stessa degli ascoltatori a cui l'opera è indirizzata. Difficile non restare catturati dalla delicatezza semiacustica di "Open system" o dal romanticismo fiabesco avvertibile in "Fuzzy set" e "Planets round"... L'autoproduzione si avverte, specie nei timbri sonori che giungono un po' sporchi, ma non sempre sufficientemente caldi alle nostre orecchie e per questo è auspicabile una miglior cura dei suoni che avvalorerebbe ulteriormente una proposta musicale comunque già degna di lode.

 

Peppe Di Spirito

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