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FRANK ZAPPA Wazoo Vaulternative Records 2007 USA

Prima o poi questo incontro doveva avvenire… Frank Zappa sulle pagine di Arlequins! Un artista frequentemente citato nei nostri articoli, che solitamente non viene legato al 100% al progressive, ma che sotto molteplici aspetti e con alcune sue opere, oltre ad avvicinarsi moltissimo a questo mondo, ha anche influenzato numerosi artisti che invece vi appartengono in pieno. Folle e geniale, irriverente e politically uncorrect, capace di mostrare contemporaneamente fine umorismo, sarcasmo e mordace cinismo, compositore infaticabile, chitarrista squisito, con le sue contaminazioni e la sua ammirazione verso Varese e Stravinskij, Zappa in oltre venticinque anni di carriera ha fatto la felicità di tantissimi amanti di buona musica. L’occasione per parlarne più direttamente è data dal doppio cd “Wazoo”, uno dei tanti album postumi usciti dopo la sua morte avvenuta nel 1993. Si tratta di un live, tratto dal concerto tenuto a Boston il 24 settembre 1972, che rappresentava l’ultimo appuntamento del “Grand Wazoo Tour”.
Nel dicembre del 1971 Zappa ebbe un grave incidente durante uno show londinese, quando uno spettatore, durante il bis, salì sul palco e spinse il musicista che cadde rovinosamente subendo fratture, contusioni e lacerazioni varie. Costretto per mesi su una sedia a rotelle, Zappa diede sfogo alle sue capacità compositive ed il suo lavoro diede frutti squisiti con i due album pubblicati nel 1972 e intitolati “Waka/Jawaka” e “The Grand Wazoo”. Si tratta di due opere splendide, dove prevale di gran lunga l’aspetto strumentale e ai quali ha partecipato un buon numero di musicisti. Il jazz-rock arioso e orchestrale che li caratterizza, unito a qualche traccia sinfonica e basato su partiture come al solito complesse, fa pensare che questi due dischi possano essere decisamente inquadrati tra le opere zappiane più vicine al progressive.
Non ancora a posto fisicamente Zappa si decise ad organizzare una tournée presentando una formazione di ben venti elementi: dodici musicisti ad una sezione fiati comprendente trombe, tromboni, flauti, clarinetti, sax, oboe e fagotto, Ian Underwood al piano e ai sintetizzatori, Tony Duran alla slide guitar, Dave Parlato al basso, Jim Gordon alla batteria, Jerry Kesller al violoncello elettrico, Tom Raney e Ruth Underwood alle percussioni e, ovviamente, il Maestro alla chitarra. Il repertorio era basato sia su brani degli album citati sia su inediti. L’ampia band si esibì per un periodo di tempo gioco forza breve, tra il 10 ed il 24 settembre, toccando anche l’Europa.
Grazie a “Wazoo” è finalmente possibile ascoltare una registrazione ufficiale che testimonia la qualità di quegli spettacoli. Le lunghe composizioni e l’affiatamento evidente che si nota tra i musicisti fa capire una volta di più il talento di Zappa, capace di unire rock, musica da camera, jazz e funky in “The Grand Wazoo” e capace di creare una vera e propria sinfonia elettrica e d’avanguardia con gli oltre trenta minuti di “The adventures of Greggery Peccary”. Come al solito viene trasmesso un mood allegro, anche umoristico (supportato dalle note presenti nel cd), che, a differenza del passato è tutto incentrato sulla musica e non sul ricorso a testi buffi o a trovate bizzarre da presentare sul palco. Mai prima di quel momento Zappa aveva voluto mostrare in maniera così netta cosa era capace di fare come compositore e questa mega-band da lui definita come “Mothers of Invention/Hot Rats/Grand Wazoo” lo segue alla perfezione, tra momenti di insieme corposi, solismi puntuali ed efficaci, le inevitabili acrobazie strumentali derivanti dalla complessità delle partiture (non si contano i duelli tra l’elettricità della chitarra e delle tastiere e il pastoso sound dei fiati) ed una libertà espressiva che ha fatto scuola. Forse mai come in questo periodo immortalato da “Wazoo” la contaminazione che Zappa ha sempre portato avanti nella sua carriera raggiunge il suo apice: rock, jazz, funky, musica classica, avanguardia si uniscono e si fondono in un mix incredibile dai risultati sonori strepitosi. Altro punto di forza del bandismo zappiano è sempre stato l’apparato ritmico e anche in questa occasione lodi sperticate vanno elargite a Jim Gordon che dietro la batteria si ritrova necessariamente a fare spesso da piovra e soprattutto a Ruth Underwood che con marimba e percussioni riesce a fare di tutto!
Dopo la data di Boston Zappa mise da parte questa ampia band e si concentrò su un nuovo ensemble, stavolta “limitato” a dieci musicisti, per intraprendere il “Petit Wazoo Tour”. Ma questa è un’altra storia ed è parzialmente narrata dal cd “Imaginary diseases”…


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Peppe Di Spirito

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