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ZUNDAPP Sotèro autoprod. 2009 ITA

Filiera corta e chilometri zero sono diventati termini oggigiorno piuttosto familiari che indicano amore e sensibilità verso il proprio territorio che viene valorizzato attraverso la scelta di prodotti genuini nell'ottica di uno sviluppo economico responsabile e a basso impatto ambientale. Signori, questo è il Prog a chilometri zero, che potete trovare dietro l'angolo di casa e che vi darà sicuramente grande soddisfazione. Sarebbe molto bello se ogni nucleo territoriale coltivasse il proprio angolino Prog, acquistando i CD delle band del territorio e ascoltando la loro musica dal vivo. Siamo spesso erroneamente convinti che occorra cercare la buona musica chissà dove, quando la risposta a volte è più vicina di quello che si pensi. Gli Zundapp li ho trovati dietro l'angolo di casa mia: tutti i componenti della band provengono infatti dalle Terre di Siena ed inevitabilmente l'ascolto della loro musica mi porta alla mente i bellissimi paesaggi di questo territorio.
Va bene, le prime righe, direte voi, le ho sprecate nei miei soliti deliri: filosofia a parte quindi posso presentarvi a questo punto la band, al suo esordio discografico, anche se, prima di giungere a questo traguardo, ha realizzato un demo CD nel 2005. La formazione si compone di 5 elementi, con una doppietta di chitarre, suonate da Moreno Mencarini e Fabrizio Brilli, la sezione ritmica, composta da Francesco Bigianti alla batteria e Francesco Rossi al basso, ed infine Roberto Chechi al flauto dolce, traverso e al vibrafono. Già l'assetto del gruppo ci suggerisce alcune caratteristiche di questa musica: un ampio uso di riff, che fanno praticamente da base solida, su cui si libera agile il flauto che dipinge le linee melodiche con i suoi lunghi assolo. Ma la chiave di lettura non è così semplice come potreste immaginare: il gruppo ama molto l'improvvisazione e l'approccio dal vivo ed ecco quindi che i pezzi presentano una dinamica molto fluida e versatile. L'impressione è comunque quella che ci sia stato, prima di giungere alla forma definitiva del disco, un grosso lavoro di selezione del materiale e di limatura. L'insieme non è per niente caotico ed anzi prevale un netto senso della misura. Approvo questa scelta perché per una band di questo tipo a volte è più semplice lasciarsi andare alla deriva piuttosto che operare tagli e rinunce ma è anche vero che ciò, per una band preparata, potrebbe al tempo stesso trasformarsi in un limite, come vi spiegherò. Musicalmente troviamo un ottimo Prog rock fusion con impasti sinfonici, interamente strumentale, come avrete intuito sicuramente, con riferimenti a Genesis, King Crimson riscaldati da un tocco di tepore latino che ad alcuni dei nostri più smaliziati lettori potrebbe rammentare i peruviani Flor De Loto. Il richiamo al mix sonoro tipico di quest'ultima band è presente già con il primo pezzo, "Black Commendha", che segnalo fra le canzoni più belle del CD. Il pezzo ha una stesura molto ariosa, con belle linee melodiche disegnate da flauto e chitarra e riff dinamici. Interessanti sono le sequenze in cui si inserisce il vibrafono, come nella seconda canzone "Catalyst", spigolosa e Crimsoniana, qui un po' nascosto fra gli altri strumenti, o meglio ancora nel pezzo di chiusura "Sinfonia Per Traghetti" dalle atmosfere oscure e rarefatte, che ricorda a tratti le stravaganze dei transalpini Zomb. Allo stesso gruppo mi fa pensare la centrale "In a club" che nel titolo sintetizza anche lo spirito live della band. Proprio questo impatto da music club dona al Cd un'impronta fresca e vivace che rende l'ascolto a mio avviso particolarmente scorrevole e godibile.
Bene, vi sarete resi conto che questo CD è stato da me valutato in maniera più che positiva ed infatti l'invito è quello di tenere puntati gli occhi su questa band perché proprio da qui dovrà iniziare un percorso più ampio. Mi spiego meglio: secondo me il gruppo dovrebbe cercare di lasciarsi andare ed osare di più proprio perché qui c'è tutto il necessario per comporre qualcosa di livello molto alto. Purtroppo qualche limitazione dovuta alla produzione un po' casalinga si fa sentire: a volte ho come l'impressione che i suoni manchino di profondità, ma si sta parlando davvero di cavilli, per un lavoro comunque realizzato in maniera più che dignitosa, considerando anche il basso budget. Ricordatevi il loro nome perché io scommetto su di loro.


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Jessica Attene

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