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ZAIBUGLISCH Aspettando che qualcuno copra il fuoco con la cenere autoprod. 2013 ITA

Le acque inquiete della psichedelia italiana tornano ad agitarsi con l’ultimo lavoro dei Zaibuglisch, un trio psych-rock che abbiamo già conosciuto durante il loro esordio con un paio di cd autoprodotti tecnicamente un po’ approssimativi ma non privi di una serie di spunti ed intuizioni piuttosto interessanti; il destino dei Zaibuglisch sembrava segnato, l’oblio che spetta alla maggior parte dei volenterosi gruppi dilettanti... Invece, a sorpresa, ecco nel 2012 “Polvere Di Zinco”, il terzo album dei Zaibuglisch: abbandonato del tutto il supporto fisico del cd, “Polvere di Zinco” è una di quelle opere invisibili che meriterebbe un pò di attenzione in più da parte degli appassionati... Gli Zaibuglisch hanno trovato qui una loro dimensione musicale ideale, grazie in particolare ad una qualità sonora finalmente decente e ad una performance strumentale convincente, grintosa ed altamente lisergica, il tutto naturalmente sempre in un contesto totalmente autoproduttivo. La line-up rimane invariata, con il chitarrista e tastierista Jacopo Marini e la sezione ritmica composta dai fratelli Brienza. Il momento di buona ispirazione per gli Zaibuglisch si conferma con “Aspettando Che Qualcuno Copra Il Fuoco Con La Cenere”: persa ogni esigenza di voler imprimere su disco la propria musica, gli Zaibuglisch hanno preferito investire tutte le risorse disponibili nello studio di registrazione, tagliando i costi di stampa ed affidando infine alla rete la propria musica, scaricabile e condivisibile liberamente. “Aspettando Che Qualcuno...” paragonato a “Polvere di Zinco” ha un attitudine più sperimentale e free, vicina ad un certo tipo di sonorità kraut (Can, Amon Düül II) ed alle esplorazioni live dei Greateful Dead, con alcune reminescenze dei primi King Crimson ed un vago sapore più contemporaneo di post-rock. La forma canzone, ancora presente in “Polvere Di Zinco”, è ora completamente destrutturata, i brani sono quasi del tutto strumentali ed inevitabilmente ruotano intorno alle distorsioni acide della chitarra di Jacopo Marini, con alcune discrete improvvisazioni jazzate (in chiusura dell’album entra in gioco anche un bel piano elettrico) ed una atmosfera ombrosa e narcotizzante... Così, nonostante sia lontano dall’eccellenza, quest’ultimo lavoro degli Zaibuglisch, insieme a “Polvere Di Zinco”, possiede le giuste qualità per ricevere tutto il supporto dei nostri cultori psichedelici!


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Giovanni Carta

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