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ZINKL GOZON Rebirth Prudence 2022 GER

Dietro questo nome strano e poco pronunciabile si nascondono, si fa per dire, Anton Zinkl, musicista conosciuto per i suoi strumentali elettronici e cameristici (questa di cui parliamo è la sua tredicesima opera discografica) e Robert Gozon, cantante degli Argos, insieme per dare vita a quella che per Zinkl era una grande passione giovanile: il Progressive Rock.
Per la realizzazione di un simile progetto non c’è niente di meglio di un concept album ed ecco quindi questo “Rebirth” che narra la storia di Zebulon, un disperato che soffre di problemi psichiatrici che si affida a una guaritrice che gli cancella completamente la memoria dalle esperienze passate, con grande sollievo ma anche con estremo dispiacere del protagonista, dal momento che la sua vita ne rimane svuotata. In compenso la memoria del povero Zebulon viene riempita di fantastici ricordi appartenenti ad altri personaggi più fortunati. Zebulon avrà però la possibilità di aprire la sua mente sul suo autentico passato… lo farà? E come uscirà da questa situazione? Grazie all’amore sicuramente, ma per scoprire di più e non rovinarvi il finale vi rimando all’ascolto dell’album.
Zebulon rivive attraverso la voce di Gozon mentre la voce della Regina Guaritrice è affidata ad una bravissima Merlina Scarlet, che aveva già partecipato all’album "Zinkl & Alkimia Lux - Underwater" del 1999, mentre a Amélie Erhard (da non confondere ovviamente con la quasi omonima aviatrice) è assegnato il ruolo di Janine, la donna di cui Zebulon si innamora.
Dalla partecipazione di diversi interpreti canori capiamo già che in parte la struttura può essere quella del musical mentre per lo stile e la struttura generale dell’opera non sfuggono certi modelli classici come il Genesisiano “The Lamb”, chiamato in causa soprattutto per quel che riguarda la performance di Gozon. Della parte strumentale si occupa interamente Zinkl con la partecipazione del chitarrista Uli Simmross e traspare perfettamente tutta la sua abilità di manipolatore sonoro, soprattutto nel concretizzare le turbe psichiche del protagonista grazie ad intricate interferenze elettroniche. Il sound ne esce piuttosto scarno e funziona più che altro da contorno all’azione vocale dei cantanti. Ritmi, riff, talvolta anche piuttosto pesanti, i tanti effetti elettronici, singulti avanguardistici, si mescolano in modo talvolta freddo e meccanico senza che emergano vere e proprie arie strumentali. Ne risulta un’ambientazione scenica efficace per accogliere i malumori del protagonista ma forse a volte troppo asettica se non disturbante, con le distorsioni, i rumori, i loop ed i vari suoni che si incastrano talvolta in modo stridente. Questo album manca in definitiva di sinfonicità, e non ci sarebbe niente di male in questo, ma per essere la concretizzazione di un amore giovanile verso il Progressive Rock, la cosa mi è risultata un po’ stramba.



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Jessica Attene

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