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DARLING, HAL Giovanni Carta
 

Hal Darling, batterista e compositore statunitense, è uno di quei musicisti che è riuscito a mantenere vivo ed attuale il progressive rock sinfonico mediante due lavori, il più recente "D2R" è stato pubblicato nel 2003, decisamente intriganti seppur piuttosto impegnativi. Quest’intervista, gentilmente concessa via email dallo stesso Hal, ci permette di conoscere più a fondo quest’artista e la sua musica.

Ripercorriamo insieme i tuoi primi passi nel mondo della musica: hai iniziato a suonare la batteria giovanissimo ed hai nutrito un interesse precoce verso la musica. Cosa ti ha portato a prendere in mano gli sticks della batteria e suonare rock? Come sei venuto in contatto con il mondo del progressive?
Ho due fratelli più vecchi che erano coinvolti nella musica prima di me ed è stata la loro influenza che mi ha avvicinato alla musica. Entrambi suonavano la batteria, così è sembrato abbastanza naturale che provassi a suonarla pure io. Suonare rock non è stata una mia vera scelta, perché quando hai sei anni ed ascolti i Beatles, è inevitabile venire trascinati nel loro mondo. La musica pop-rock della metà degli anni sessanta era semplice ma eccitante ed anche stimolante. Come il tempo passava, la musica si evolveva in modo da attingere diverse influenze dagli altri generi musicali, i musicisti affinavano la loro abilità ed utilizzavano le loro nuove capacità tecniche per progredire costantemente. Il mio primo contatto con la musica progressive è avvenuto quando ho ascoltato per la prima volta i Cream, seguito quindi in breve dalla Jimi Hendrix Experience. Entrambi i gruppi hanno fatto un buon uso delle loro considerevoli capacità musicali per fondere insieme alle tecniche di scrittura ed improvvisazione degli effetti devastanti. All’epoca ero appena un bambino, naturalmente, ma ricordo piuttosto bene come tutto sembrava pazzesco. I successivi due o tre anni ci hanno portato "Days Of Future Passed" dei Moody Blues ed "In The Court Of Crimson King" dei King Crimson, due momenti definitivi nello sviluppo del progressive rock. Li ho amati entrambi, però quello dei Crimson mi ha colpito davvero molto, sicuramente a causa dell’innegabile genio del loro brillantissimo batterista Michael Giles. Questa influenza fa parte, ancora oggi, della mia musica!

Nel passato, hai avuto la possibilità di studiare la batteria con grandi musicisti come Joe Porcaro e Ralph Humphrey, immagino sia stata davvero un’esperienza speciale! Cosa ti ricordi di quei giorni? Come batterista ti consideri più come un Terry Bozzio, con il suo esuberante eclettismo, o più come un direttore d’orchestra alla Christian Vander/Daniel Denis?
Quello che ricordo di più di quel periodo è la lotta quotidiana che ho vissuto, non solo per migliorare le mie capacità musicali, ma semplicemente per sopravvivere. Ero via da casa quasi senza denaro. Ero sempre affamato e non dormivo mai abbastanza. Riposavo su una stuoia sottile un pollice, arrotolata accanto al mio kit di batteria. Vivevo per suonare ed egoisticamente mi preoccupavo di poche altre cose. Sarebbe giusto dire che ero ossessionato. O stupido. Probabilmente entrambe le cose. Ralph e Joe apprezzavano il mio entusiasmo, ma hanno anche moderato la mia ossessione giovanile con la loro saggezza ed esperienza. E’ stata sia una lezione di vita che una lezione di musica. Ho compreso che se il tuo desiderio è quello di diventare un musicista completo, un buon modo per iniziare ad esserlo è diventare un essere umano decente. Forse un giorno ci riuscirò…
Per quanto riguarda il paragone Bozzio contro Vander/Denis, la mia risposta è entrambi. Suonare la batteria per me è estremamente importante e suono praticamente ogni giorno. Per quattro decadi è stata la cosa più importante. Durante i vent’anni diventai un compositore. Da allora ho incominciato a vedermi come un compositore il cui strumento preferito è la batteria. Compositore e musicista, musicista e compositore, due lati della stessa medaglia.

Per la realizzazione dei tuoi dischi ti sei impegnato anche come tastierista: immagino che alternare nelle tue composizioni sia la batteria che le tastiere non sia stato molto facile. D’altra parte, rispetto alle singole evoluzioni strumentali tipiche di certo prog-rock, le orchestrazioni dei brani coprono un’importanza fondamentale...
Suonare entrambi gli strumenti sicuramente presenta una serie di sfide poco incoraggianti. Ho scoperto che suonare più di uno strumento ha aggiunto una tridimensionalità al mio concetto di musica. Una cosa migliora l’altra e viceversa. Il colore del timbro e la texture di un grand piano è piuttosto differente da quella di una snare drums. Avere una buona conoscenza di entrambi non può essere che una buona cosa. Riguardo all’orchestrazione, tento sempre di fare le cose nella maniera più personale possibile. Questo significa che di solito evito il tipico approccio di suonare un assolo per qualche battuta sulla sezione ritmica. Non per dire che non l’abbia mai fatto, perché lo faccio, solo che non è una mia prerogativa. Sono molto più portato a costruire una rete di immagini che si intrecciano e cambiano non appena si mettono in movimento. Questo può far sembrare la musica terribilmente complessa, ed in quei momenti è esattamente così.
Non scrivo musica difficile per il gusto della difficoltà, lo faccio per dare profondità ed interesse alla musica e, con un po’ di speranza, avrà di conseguenza pure un maggior potere di intrattenere e divertire l’ascoltatore. Questa, almeno, è la mia intenzione. La mia è musica per gente con le menti aperte… e che amano utilizzarle. Oppure, forse, la mia musica è per quelli che non indossano pantaloni ed amano meditare su lamine d’alluminio.

Il tuo approccio verso la musica è cambiato fra la pubblicazione del tuo primo cd Darling (1996) ed il tuo ultimo D2R (2003)? Quali regole segui per la scrittura e la registrazione dei tuoi lavori?
Non penso che il mio approccio verso la composizione sia cambiato intenzionalmente od in maniera fondamentale fra "Darling" e "D2R". Detto questo, penso che sia evidente che "D2R" rappresenti un’evoluzione di "Darling", quasi sotto ogni aspetto. "D2R“ esplora una maggiore gamma di stili e soluzioni musicali, per quanto sia un naturale (anche se imprevedibile) seguito di "Darling", sicuramente "D2R" si sposta verso territori differenti, accostandosi verso il jazz, la musica classica, l’avanguardia e persino verso elementi di musica elettronica.
Raramente ragiono secondo delle regole, a parte quando devo infrangerle nella maniera più efficace possibile, però ci sono degli elementi che cercherò d’inserire di proposito nelle mie composizioni. Mi sforzo di portare un vasto e vario numero di metriche, movimenti, chiavi, dinamiche ed accenti, non necessariamente in ogni singola canzone che scrivo ma sicuramente in ogni raccolta di canzoni. La musica è come una splendida gamma di ambiguità e sfumature, perché la sento come un’opportunità persa per non lasciarmi coinvolgere da ogni fonte d’espressione possibile.

Una particolare cosa che mi ha impressionato del tuo ultimo cd è l’atmosfera claustrofobica e pesante che caratterizza la maggior parte delle composizioni. A dispetto del tuo senso dell’umorismo, notabile nelle spiritose note di copertina, le tue composizioni non sembrano del tutto rassicuranti. Gli improvvisi cambi di tempo e gli arrangiamenti frenetici trasmettono quasi delle sensazioni di alienazione. Anche se i significati dei brani sono inclusi nel booklet, credo che le tue canzoni possano essere interpretate anche come una efficace rappresentazione della civiltà caotica del nuovo millennio, una visione pessimista e grottesca sul futuro (ma, sfortunatamente, anche sul presente) dell’umanità… cosa ne pensi?
Probabilmente è inevitabile che la musica che scrivo sia, in generale, un riflesso dei miei sentimenti. Come potrebbe un compositore separare davvero la musica dai sentimenti? Penso che la tua interpretazione della mia musica sia esatta, sicuramente ci sono degli elementi che speravo evocassero un senso di alienazione, un senso di disperazione, qualcosa d’urgente che dichiara senza vie di mezzo: agisci subito, oppure perdi tutto. Semplicemente la vita sulla Terra nel 2004 si muove troppo velocemente. Inseguiamo i soldi come se fossero l’unica cosa di valore al mondo. Siamo ossessionati dal possesso materiale e da tendenze tecnologiche che non sono indispensabili. Le religioni ed i governi mettono in atto la loro incivile volontà di inganno e distorsione come se la verità fosse qualcosa che semplicemente non è mai esistita. I media producono settimanalmente una cerimonia degli MTV awards che ospita come protagonisti una noiosa processione di pigre icone pop dalla testa vuota, che evidentemente non hanno mai imparato a vestirsi e si impappinano nei loro prevedibili e sciocchi balli del tipo “tu mi deprimi allora ti deprimerò io”, sperando disperatamente che non si smerdino da soli per il pericoloso cocktail di patate fritte, slimfast ed anfetamine che hanno appena ingerito.
Potrei sembrare pessimista, ma non lo sono. Un pessimista osserva il mondo e si dispera. Io osservo il mondo e mi arrabbio. La rabbia è più utile della disperazione. Per cambiare il mondo in meglio, bisogna osservarlo per quello che è. L’oscurità invadente della mia musica non riflette solo quello che vedo, ma anche quello che so che può essere cambiato. Lasciamo che sia un Clarion a riunire tutti quelli che vorrebbero cambiare il mondo.

Ti piacerebbe parlarci del concept che ha ispirato il pezzo di chiusura di "D2R", "Asunder"? Ho pensato che fosse piuttosto interessante come argomento, anche perché certi argomenti nel mondo del rock non sono mai stati esplorati abbastanza...
"Asunder" è una canzone su come la vita diventa spesso molto differente rispetto a quanto abbiamo immaginato. Le conseguenze sono sempre modificate da piccole cose: una scelta qui, un po’ di fortuna là , sembra che l’unica capacità di controllo reale che abbiamo è quella di pensare con molta attenzione prima di agire. Le scelte stupide ed egoistiche possono produrre un caos che rimuove ogni possibilità di controllo. "Asunder" è una rappresentazione musicale di questo maelstrom. Come artista scelgo a volte di aprire il libro della mia vita per rivelare le mie fobie ed i miei difetti, per lasciare che gli altri mi vedano per quello che sono. "Asunder" mi ha costretto a vedermi per quello che sono. Non è un pezzo su ogni singolo evento od un rimpianto particolare. E’ una confessione dei miei errori.

Il tuo ultimo cd ha ricevuto diverso ottime recensioni ed è passato un anno dalla sua pubbicazione: vorresti dirci quante copie sono state vendute? L’autogestione combinata con le potenzialità del www può essere il sistema ideale per la realizzazione di opere non collegate con le leggi del music business??
Diciamo che il disco è stato venduto regolarmente. Non mi piace entrare in determinati numeri perché sono un’artista indipendente e le mie vendite di dischi inevitabilmente saranno paragonate a quelle distribuite da una major. Tale paragone non è valido o giusto, soprattutto per l’artista indipendente che deve sopravvivere su cifre molto più ridotte. Internet è uno strumento che rende possibile ad un musicista come me di raggiungere una base di fan che è diffusa per tutto il globo. Ricevo emails quasi ogni giorno da persone che ascoltano la mia musica sulle radio in rete oppure che scoprono il mio sito web. Siccome la mia musica è sin troppo complessa ed intensa per definirla commerciale, devo solo pubblicare le mie incisioni per conto mio. Senza questa tecnologia le mie vendite calerebbero del 98%, se non di più.

Per concludere, potresti rivelarci i tuoi progetti futuri?
Continuerò a scrivere ed a registrare musica utilizzando la tecnologia disponibile più adatta al mio lavoro. Progetto di cambiare dal principio il mio solito modo di lavorare attraverso la registrazione di alcune tracce free form di sola batteria. Intendo dire che metterò in risalto le tracce di batteria prima di ogni altra cosa, poi procederò a costruire le composizioni traccia dopo traccia, sostenendo od inserendo le parti di batteria secondo il contesto musicale.
Se le opportunità ci saranno, continuerò a collaborare con altri musicisti. Il mio credo musicale potrebbe essere “improvvisazione provata e ripetuta il più possibile”.
Grazie per quest’opportunità di trascorrere un po’ di tempo con i vostri lettori, l’ho apprezzata molto.

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