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DI CIOCCIO, FRANZ (PFM) Juan Mellado
 

Pubblichiamo l'intervista a Franz di Cioccio raccolta in occasione del Tiana Prog Fest in Spagna dall'amico Juan Mellado.

Ciao a tutta la PFM, siamo soddisfatti e onorati per la vostra presenza al Tiana Prog Fest, è un sogno per tutti noi. Grazie. Come ci si sente ad essere una band non inglese, così importante a livello internazionale da rappresentare l’Italia in giro per il mondo?

Ci si sente bene. Quando abbiamo cominciato a suonare volevamo che nel mondo si accorgessero della musica italiana; volevamo che si sapesse che l’Italia non era solo la terra dei mandolini, degli spaghetti e dell’opera lirica. Dopo molti anni siamo fieri di esserci riusciti e di aver dato voce alla corrente mediterranea del rock progressivo e di rappresentarla in giro per il mondo.

Come vedi il movimenti del Rock Progressivo a distanza di 35 anni?

Lo vedo ancora attivo, anche se non più forte come quando nacque negli anni ‘70. La differenza sostanziale è che, allora, c’era una corrente mondiale forte, come un grande fiume, con tanti affluenti che portavano acqua al corso principale. Nel caso del rock progressivo c’era il jazz, la musica etnica, la musica classica, insomma.. tante possibilità che permettevano di variare stile e soluzioni musicali. Oggi la scena musicale non è più così. E’ divisa in tanti piccoli torrenti: uno scenario molto frammentato fatto di rock, pop, rap, funky, disco, ecc. Così la scena è un po’ dispersiva. Inoltre le radio trasmettono, per questione di marketing, solo musica commerciale quella da ascoltare e consumare velocemente, in modo da passare il più in fretta possibile alla hit successiva. Poco tempo per assimilare e godere di musica. Così rimangono solo i concerti a promuovere i buoni musicisti e la buona musica. Io sono per la musica live, quella suonata con le mani, senza sequenze: è sempre un’emozione grandissima.

Se a tutto il mondo piacciono i primi album della PFM, "Storia di un minuto", "Per un amico", L'isola di niente" e i pezzi vecchi sono i più votati nei sondaggi ed i più applauditi dal pubblico nei concerti… perché non tornare a scrivere qualcosa di simile o migliore? Mancanza di creatività? Sono cambiati i tempi? Sono pochi gli amanti del rock progressivo? Non volevate cambiare il mondo? E' finita un'epoca di ispirazione o ci sono altri motivi?

Abbiamo scritto molte cose buone dopo quei dischi e non è certo la creatività che ci manca. Noi abbiamo sempre considerato la nostra vita artistica come un percorso di esperienze. Abbiamo deciso fin dall’inizio di non fare mai un disco simile al precedente, anche se aveva avuto un grande successo. Così non c’è stato mai stato un doppione di una canzone come “Impressioni di Settembre”, come “River of life” o ”Promenade the puzzle”. Ogni canzone appartiene ad un disco che esprime uno stato d’animo ben preciso e che è stato registrato in un’epoca che sua volta ha influenzato quello stato d’animo. Allora pensiamo che, se fai il musicista e decidi di farlo per la vita, devi sempre fare i conti con ciò che stai vivendo nel presente, non solo con quello che hai vissuto nel tuo passato. Solo continuando a ricercare, l’espressività si può suonare sempre, almeno fino a quando se ne ha voglia, senza mai annoiarsi a replicare la stessa musica. Anche i brani che fanno parte dei primi album dal vivo, secondo lo stile di PFM, vengono sempre riletti e arricchiti con improvvisazioni e nuova musicalità perché un concerto di PFM diventi per chi assiste un evento unico, come i suoi dischi. Questo per un senso di rispetto verso il nostro pubblico. Noi sappiamo che esso in parte vorrebbe che PFM non cambiasse mai rispetto al passato, ma intimamente vuole anche vedere come i musicisti si sono evoluti. E’ per questo che ogni nostro disco è diverso e ogni nostro concerto è diverso. Dopo 35 anni sono felice di salire sul palco, entusiasta come quando ho debuttato con i Deep Purple al Palasport di Bologna nel ‘71. I primi dischi erano figli di quel tempo, oggi abbiamo nelle mani tutta la musica di allora, ma anche tutta quella che ha segnato la nostra lunga carriera. Questo, al di là delle mode, è magico!

Voi avete avuto una storia parallela rispetto al rock in Inghilterra. Quale è la causa di questa situazione in Italia nei primi anni Settanta?

Negli anni Settanta, quando è nato il rock progressivo in UK, è stato un movimento culturale che ha infiammato tutta la scena europea. In ogni paese ci sono stati uno o più gruppi che hanno contribuito a far crescere questa corrente. Si tratta di un fenomeno culturale come lo è stato il movimento della Beat Generation in USA per la poesia, o l’impressionismo per la pittura. La musica progressiva ha permesso al talento dei musicisti di esprimersi, non solo in una canzone di tre minuti. Il concetto di musica si è allargato e l’album concept è diventato un master piece nella cultura musicale dell’epoca. Ciò ha favorito il successo di quei musicisti che avevano con il loro strumento un rapporto creativo al di là della semplice canzone. Lunghe suite e concerti all’aperto, come i grandi festival, hanno permesso ai gruppi di esibirsi davanti a masse di giovani che poi hanno fatto da tam tam con il loro entusiasmo, decretando il successo di questo stile musicale. PFM ha partecipato a grandi festival internazionali di allora: Reading Festival, Montreaux, Festival del Jazz di Zurigo, Royal Albert Hall a Londra, Midnight Special e Charlotte Speedyway. Così è diventata la band leader del movimento progressivo italiano.

Perché il movimento del rock progressivo in Italia è morto alla fine degli anni Settanta? Si tratta ancora di una storia parallela a quella inglese?

Non è morto, si è ridimensionato come è accaduto in tutto il mondo. Ci sono nuovi buoni gruppi, sia in Italia che all’estero. Tra gli italiani cito, La Maschera di Cera, Finisterre, Stereokimono, tre gruppi che ho prodotto per la mia etichetta di musica progressiva “IMMAGINIFICA”. Anche in USA oggi c’è una certa riscoperta di questo genere ed in Giappone è molto sentito. Noi PFM stiamo per partire per la Korea, suoniamo a Seul per la prima volta, poi proseguiremo per il Giappone, precisamente a Tokyo, dove faremo tre concerti, sold out già da tre mesi.

Come ricordi il momento in cui Greg Lake, dopo il concerto di presentazione del secondo LP al PalaEur di Roma decise di portare la PFM a Londra alla Manticore?

Lo ricordo come una momento bellissimo perché era la conferma che i miei pensieri sulle possibilità che la nostra musica potesse essere internazionale si erano avverati. Fui io a dare a Lake durante la tournee italiana di ELP un nastro con la musica suonata da PFM, tra cui una serie di cover dei King Crimson, la band da dove proveniva Lake prima di suonare con Emerson e Palmer. Rimase colpito quando lo ascoltò a Londra e decise di venire in Italia a conoscerci. Rimase colpito e decise di scritturarci per la Manticore. Cominciò così la nostra avventura internazionale.

Fra tutti gli album che avete realizzato, quali sono i figli prediletti?

Come ho detto, tutti e nessuno in particolare, perché ognuno è a modo suo bellissimo perché segna un periodo della nostra vita. Io personalmente amo molto i live. Comunque se proprio devo dirtene alcuni cito "Storia di un minuto", "Photos of Ghost", "Chocolate Kings", "Suonare suonare", il Live con Fabrizio De André e "Live in Japan", il nostro primo DVD.

Perché gruppi come Le Orme, Il Banco e voi continute, dopo 35 anni, a fare concerti e registrare nuovi lavori?

Perché sono buoni musicisti che fanno musica e la musica non ha età.
Avete pubblicato, lo scorso anno, un nuovo album. Siete veramente soddisfatti dei risultati ottenuti con "Dracula"?

Sì, è un bel lavoro pieno di musica e suonato bene, realizzato in studio ma con la grinta di un disco live, soprattutto l’Overture. E’ un disco scritto in funzione di un Opera, questo va detto.

Come sta andando il progetto "PFM in Mozart"?

Ci stiamo lavorando ed abbiamo deciso di aprire il progetto anche ad altri musicisti. Non solo Mozart quindi ma anche Rossini, Puccini, Beethoven e tanti altri. Il progetto si chiamerà “PFM in Classic” (da Mozart a Celebration). Finiremo chiaramente con alcuni nostri successi, sempre rigorosamente orchestrati. Per questo progetto infatti saremo accompagnati da un’orchestra sinfonica di 43 elementi.

Cosa pensate dei nuovi movimenti del Prog con i gruppi nuovi come Porcupine Tree, Mars Volta, Radiohead ecc.?

A me personalmente piacciono molto i Porcupine Three e Radiohead, ma anche altri gruppi non propriamente progressive come i Muse. Trovo che la scena mondiale si stia muovendo e ciò è un bene per le nuove generazioni.

La prima parte dello show "Stati di immaginazione" si chiude con "Alpha 3.1", uno strumentale che sembra ricordare i Porcupine Tree, è così?

Siamo abituati ad improvvisare fin dal nostro primo concerto, dall’ottobre del 1970. Nelle nostre mani gli stili si sono susseguiti e sommati in una tavolozza di colori e di sensazioni. Se ci sono similitudini con un gruppo della scena odierna, credo si possa immaginare che i più giovani abbiano ascoltato qualcosa che è arrivato prima, in quell’epoca e da quel movimento culturale di cui PFM faceva e continua a far parte con tanti altri gruppi.

Cosa possiamo aspettarci dalla creatività della PFM per il futuro?

Come ho già detto stiamo lavorando sulla scelta dei brani per “PFM in Classic” che realizzeremo con l’Orchestra Sinfonica di Savona. Il progetto diventerà un disco ed un DVD. A breve registreremo Stati di Immaginazione che diventerà un DVD con musica e immagini e cominceremo a preparare il nuovo tour “Stati di Immaginazione 2”, con nuove musiche e nuovi filmati, in programma dal prossimo novembre. Come vedi il nostro impegno è prevalentemente sulla musica live, perché suonare è la cosa più bella che c’è.

Grazie di cuore, a prestissimo ;-)

Grazie a te e…

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