Home

 
LITTLE TRAGEDIES Fulvio Ferrari
 

I Little Tragedies sono il più importante gruppo di Prog sinfonico attualmente in attività in Russia e in generale una delle più interessanti band sinfoniche della storia recente del Prog.
Fondati nel 1994 dal compositore Gennady Ilyin, diplomato al Conservatorio di San Pietroburgo, la loro proposta musicale è una complessa commistione di art-rock e musica classica che non può essere riduttivamente banalizzata ad un semplice omaggio agli Emerson Lake & Palmer: ci troviamo di fronte ad una elegante rielaborazione dei modelli di riferimento che diventano lo spunto per la ricerca di un linguaggio personale e originale.
Dopo essere balzati agli onori della cronaca per aver pubblicato negli ultimi tre anni altrettanti album qualitativamente molto elevati, che hanno riscosso l'apprezzamento degli appassionati di tutto il mondo, è prevista nei prossimi mesi la pubblicazione di un nuovo lavoro, un doppio Cd intitolato "Chinese Songs".
Risponderà alle nostre curiosità Gennady Ilyin, tastierista e principale "motore compositivo” del gruppo.


Benvenuto Gennady, grazie di essere qui con noi. Raccontaci in poche parole le origini della vostra band e le successive evoluzioni. Si deve parlare oggi di "gruppo" dalla struttura consolidata o piuttosto di "progetto", aperto dinamicamente a qualsiasi forma di cambiamento?

A mio avviso penso che si possa parlare di entrambi gli aspetti: i Little Tragedies sono una band sensibile a qualsiasi tipo di evoluzione. Ogni musicista contribuisce, attraverso il proprio personale modo di suonare, alla creazione del suono complessivo del gruppo. D’altra parte siamo vincolati a ciò che suoniamo: nel caso in cui la musica dovesse richiedere cambiamenti nella struttura della formazione, saremmo pronti a questa eventualità.
Parlando della storia della band, nel periodo in cui studiavo al conservatorio di San Pietroburgo ero solito trascorrere le vacanze a Kursk, la mia città natale, dove avevo l’opportunità di suonare e di improvvisare con altri musicisti: in questo modo i Little Tragedies sono venuti alla luce. La band ha assunto questo nome nel 1994 e sta suonando con l’attuale formazione fin dall’anno 2000.

Parlaci degli altri componenti del gruppo, prestando particolare attenzione al loro background musicale.

Yury Skripkin ha suonato già in varie band, per esempio assieme al chitarrista-virtuoso Victor Zinchuk e in altri progetti hard, metal e jazz.
Oleg Babynin ha suonato per un po’ di anni in band militari.
Alexander Malakhovsky si è diplomato al conservatorio e ha militato in gruppi di vario genere, dalla fusion al jazz assieme a L.Vintskevich. Ha anche partecipato a qualche festival jazz.
Aleksey Bildin si è diplomato anche lui al conservatorio e ha suonato in vari gruppi. Di recente, parallelamente al suo impegno nei Little Tragedies, ha suonato il basso nella formazione degli Apple Pie (hanno realizzato il loro album di debutto proprio all’inizio di quest’anno).

La musica dei Little Tragedies è intrisa di riferimenti alla musica classica (spesso si trovano vere e proprie citazioni), lo stesso approccio compositivo appare orientato ad una sorta di linguaggio neoclassico-contemporaneo. Non pensi che questa possa essere una contraddizione per una musica che ufficialmente si professa "progressiva", che guarda cioè "in avanti" piuttosto che "al passato"? Come definiresti la vostra proposta musicale?

La Musica non si sviluppa dal nulla, non puoi fare a meno di trovarti nel bel mezzo di un processo di evoluzione sequenziale. Sarebbe paradossale solo immaginare che un qualsiasi genere musicale, compreso il “progressive”, non fosse basato sulle tradizioni del passato. Un orecchio esperto può spesso riconoscere quali compositori una band abbia preso a modello per la creazione del proprio suono e del proprio stile. Di solito inserisco temi-citazione dei miei compositori preferiti come punto di partenza o come climax di mie personali composizioni ed essi si fondono armonicamente con le mie note. Non sono favorevole ad una semplice copiatura di temi o ad una fredda imitazione di stili. Per me il “progressive” implica uno sviluppo creativo, una nuova concezione. Penso che il futuro del rock progressivo debba appartenere a quelle band la cui musica, nonostante la presenza di riferimenti al “suono del passato” e di influenze classiche, sappia mostrare il modo di pensare del XXI secolo…
Mi sento abbastanza a mio agio quando la mia musica viene catalogata nell’ambito dell’etichetta “progressive rock”, anche se questa sicuramente non ne esaurisce tutti gli aspetti. Puoi trovare infatti delle affinità con i compositori del Romanticismo, Impressionismo e così via.

Nei vostri pezzi spesso si assiste ad un'alternanza (quasi una lotta) tra momenti di ‘pirotecnico’ virtuosismo, da cui traspare l'intenzione di meravigliare l'ascoltatore, ad altri di intenso e drammatico lirismo, che toccano le più profonde corde dell'animo. Quale importanza attribuisci a queste due caratteristiche in antitesi fra loro?

Prima di tutto è insita nella natura umana quest’alternanza fra picchi e ricadute, passare da uno stato di intensa passionalità ad uno di tranquilla meditazione. In secondo luogo per molti compositori è quasi naturale arrivare ad una fase della propria parabola compositiva in cui la composizione non viene più vista sotto quell’aurea di seriosità che normalmente le si attribuisce: la musica è piuttosto presentata come se fosse una sorta di “scherzo” professionalmente confezionato. Ciò non significa pavoneggiarsi del proprio virtuosismo: non c’è alcuna intenzione di suscitare nell’ascoltatore un sentimento di timore reverenziale ma, al contrario, quasi il tentativo di farlo sorridere. Non scrivo passaggi virtuosi intenzionalmente, come se fossero pianificati, sono semplicemente una persona emotiva e trasferisco i miei stati d’animo nella mia musica.

Il processo compositivo… descrivici in poche parole quali sono gli elementi che mettono in moto la tua ispirazione: esperienze di vita vissuta, semplici stati d'animo od un’ormai collaudata routine? Quando scrivi musica sei solito partire da una visione d'insieme, da concept-album per intenderci, che viene sviluppata via via in brani differenti oppure questo disegno generale nasce a poco a poco in seguito alla stesura di nuovi pezzi?

Non è molto semplice rispondere. Alcune volte l’ispirazione si sviluppa dalle mie esperienze personali, dai miei sentimenti, talvolta da una poesia o dai miei stessi pensieri. E’ impossibile iniziare a comporre musica senza averla dapprima “sofferta”. “Verserò lacrime sulla mia creazione”, scrisse A. Pushkin. “Se non hai in mente alcun tipo di progetto, non sprecare la carta dello spartito”: questo è il mio approccio.
Nei miei concept-albums,”Return” e “New Faust”, sono partito da un’idea generale e quindi ho iniziato a scandagliarla in profondità cercando i mezzi espressivi più adatti per darle una forma, un ‘corpo’. Al contrario “The Sixth Sense” è stato composto gradualmente, aggiungendo una canzone dopo l’altra, questo è il motivo per cui il risultato finale è stato così eterogeneo nelle atmosfere e negli stati d’animo.

Albums come "The Sun of The Spirit" e "Porcelain Pavillion" sono praticamente dei lavori solistici. Anche quando i Little Tragedies diventano una band di 5 elementi la composizione è dominata da una sola forte personalità. Qual è il contributo degli altri musicisti al prodotto finale? C'è discussione su idee e proposte oppure semplice accettazione di ciò che proviene "dall'alto"? Come viene affrontata praticamente dal gruppo la genesi di un nuovo brano?

Come hai già menzionato,”The Sun of The Spirit” e “Porcelain Pavillion” sono di fatto due mie opere solistiche e il processo compositivo è praticamente rimasto immutato fin da allora: rimango io l’unico autore di tutte le musiche. Ciò che è cambiato è il complesso dei mezzi di espressione: i miei amici eseguono la mia musica su strumenti reali, e il loro contributo è nella loro interpretazione del materiale sui loro strumenti. Di certo noi discutiamo spesso, come gruppo, su molte sfumature di carattere tecnico e di frequente capita di dover cambiare qualcosa rispetto alla versione originale. Gli altri componenti suonano con me non solo perché sono miei amici – in occasione di ogni nuovo progetto cerco di convincerli che questa musica è un tipo di musica che vale la pena suonare a prescindere dall’amicizia. Di solito mi presento con le partiture dell’album già trascritte su spartito e subito iniziamo ad esercitarci…

L'approccio del gruppo all'esibizione dal vivo: pedissequa riproposizione dei brani in studio o performance aperta a variazioni e a momenti di improvvisazione? Quali sono le problematiche che dovete affrontare rispetto alle session in studio?

Beh, quando ci esibiamo dal vivo ovviamente non abbiamo la possibilità di riprodurre tutto con precisione, perchè la registrazione in studio è realizzata mediante una strumentazione a piste multiple, al contrario durante un concerto non posso usare nient’altro che le mie due mani. Quindi dobbiamo selezionare solo le parti più importanti, ecco spiegata la ragione per cui le sonorità sono leggermente differenti. Mi piace improvvisare. Quando suoniamo dal vivo facciamo spesso questo tipo di “fuori-programma”. In particolare, quando qualcosa va storto cerchiamo di riutilizzare i passi falsi con buon profitto, ed è proprio la situazione in cui le nostre capacità di variazione e d’improvvisazione risultano particolarmente utili (Gennady sorride).

Quale ruolo attribuisci all’improvvisazione nella tua musica dal momento che le tue composizioni non sembrano lasciarle tanto spazio?

Ognuno di noi esegue delle improvvisazioni soprattutto quando suoniamo degli assoli dal vivo. Oltre a ciò, quando trovo un’occasione propizia per farlo, mi diletto per conto mio ad improvvisare assoli al Moog o sulle tastiere.

Spiegaci per favore le motivazioni della tua scelta di utilizzare delle poesie come liriche dei brani,che assumono,anche grazie ad un cantato-recitato, forti connotati di teatralità: è forse questo il tentativo di oltrepassare i confini di una proposta artistica solamente musicale?

In qualche modo i soggetti di queste poesie sono tali da non essere adatti ad una comunicazione “strillata”, qui si parla di qualcosa che devi quasi sussurrare, e spesso le parole pronunciate pacatamente risuonano molto più convincenti di quelle urlate al tuo orecchio. E’ in questo caso che l’elemento teatrale forse viene fuori, sebbene non sempre in modo intenzionale. E’ così che recepisco le poesie di Gumilev. Per quanto riguarda l’aspetto recitativo del mio cantato non penso che sia una sorta d’innovazione: era molto in voga in gruppi come Genesis, SBB, Czesław Niemen, etc.

Quali sono le ragioni per cui la fonte d'ispirazione principale dei vostri testi è l'opera di Nicolai Gumilev?

Agli inizi della mia carriera componevo anche i testi delle mie musiche, ma dopo aver scoperto le opere di N. Gumilev e di altri poeti russi mi sono reso conto che non avrei mai potuto trovare uno strumento espressivo più potente delle loro parole per comunicare tutto ciò che provo. L’arte poetica di N. Gumilev è un mondo molto ricco e variegato e i nostri rispettivi modi di vedere le cose sono spesso in sintonia, ecco perché attingo sovente alle sue poesie.

Quali sono i musicisti (classici e contemporanei) che hanno maggiormente influenzato il tuo bagaglio culturale? Quali sono le realtà musicali e gli artisti che più ti colpiscono oggi?

I miei grandi maestri in composizione sono J. Bach, W. Mozart, L. Beethoven, J. Brahms, R. Wagner, A. Bruckner, G. Mahler, P. Tchaikovsky, S. Rachmaninoff, R. Strauss, C. Debussy, I. Stravinsky, M. Mussorgsky, S. Prokofiev, D. Shostakovich, etc. Passando al rock mi piacciono i gruppi di rock progressivo degli anni ’70. Parlando di band recenti penso che “Six Degrees Of Inner Turbulence” e “Octavarium” dei Dream Theater siano album molto buoni. Ma i miei preferiti rimangono il “White Album” dei Beatles e “Night At The Opera” dei Queen.

Ascoltando i vostri brani ci pare di trovare la stesso approccio alla sensibilità e alla drammaticità tipico dei più celebri compositori classici Russi. Cercate intenzionalmente di imprimere nella vostra musica questo “Carattere Russo”? Quali elementi tipici della vostra cultura ereditati dalla vostra patria cercate di inserire nelle vostre composizioni?

Sarebbe interessante capire quello che il nostro pubblico internazionale ha captato come “Carattere Russo” nella nostra musica. Personalmente non penso che ci sia una grande differenza tra la tradizione compositiva Europea e la scuola prettamente Russa, perché i compositori russi hanno attinto parecchio dalla scuola Europea. Ciò che riscontro nella musica di molti compositori russi è questo profondo senso di dolore e l’elemento tragico che non può essere appreso da qualcun altro, semplicemente ti scorre nel sangue.

In riferimento alla pura tecnica tastieristica, il tuo stile e la scelta precisa di sonorità trionfali e maestose rivelano un'evidente passione per Keith Emerson e i suoi schemi compositivi. Quant'è stata importante quest'influenza per la tua formazione di musicista e come affronti la problematica dell'emancipazione da un così ingombrante maestro?

Posso subito dire che l’uso di sonorità trionfali e maestose era piuttosto frequente molto prima dell’avvento di K.Emerson: può essere trovato nella musica di Beethoven, Mozart, Brahms, Bruckner, Wagner, Mahler, Bartok, Shostakovich, etc e, come regola, era associato al coro di ottoni o allo “squillo di trombe”. Emerson non ha fatto altro che riprodurlo mediante sintetizzatori. Questo tipo di approccio sonoro molto spesso è un segnale del finale del brano, il momento dell’apice della drammaticità e l’apogeo di tutto il pezzo, scelta sicuramente molto logica. Sebbene provi un sentimento di ammirazione e di rispetto per Emerson sia come compositore sia prettamente come tastierista, non ho mai pensato di propormi come una specie di imitatore, e se qualcuno nota ogni tanto delle somiglianze, non posso far altro che prendere questo giudizio come un complimento. L’influenza di Emerson sulla mia musica è stata particolarmente evidente nel periodo antecedente alla mia entrata nel Conservatorio di San Pietroburgo. Lo studio mi ha infatti aiutato a scoprire altri compositori e da quel momento in poi ho iniziato a considerare Emerson e il suo stile da un altro punto di vista. Emerson mi ha effettivamente insegnato quali sbagli dovrei evitare… ora cerco di prestare maggiore attenzione allo sviluppo di temi musicali, in questo modo il virtuosismo diventa solamente uno dei tanti mezzi espressivi.

I Little Tragedies hanno pubblicato ufficialmente sei albums. Quali sono i tuoi preferiti e perché?

Ecco un veloce resoconto della nostra discografia (per la trattazione più estesa si rimanda alla sezione "1 Vs 1" di Arlequins ndR). Ho iniziato a registrare professionalmente in studio fin dal lontano 1998, proprio l’anno in cui “The Sun of The Spirit” fu realizzato assieme al chitarrista Igor Mikhel e all’ingegnere del suono Eugene Shchukin. Di lì a poco fu registrato anche “Porcelain Pavilion”. Questi due album sono stati pubblicati da Boheme Records nel 2000. Fin da allora con l’attuale formazione i Little Tragedies avevano suonato musica di stile leggermente diverso prima di ritrovarci di nuovo in uno studio per realizzare un nuovo album.Registrato nel 2003, ”Return” è stato pubblicato da Musea nel 2005. Gli album registrati nel 2004 e 2005, ”New Faust” e “The Sixth Sense” sono usciti per conto dell’etichetta Mals nel 2006. Nel 2006 abbiamo registrato anche un altro doppio Cd intitolato “Chinese Songs”.

A proposito di quest’ultimo lavoro, ”Chinese Songs” sarà pubblicato nei prossimi mesi. Ci potresti dare qualche anticipazione a riguardo? Come si colloca nell'ambito della produzione recente, sulla scia di quella virata verso atmosfere più emotive e riflessive proprie di "The 6th Sense" oppure è un ritorno al funambolico virtuosismo di "New Faust"?

Funambolico virtuosismo? Ben detto! Ai tempi di “New Faust” ero così rapito da quella musica che semplicemente non ero in grado di fermarmi e le mie mani volteggiavano su e giù per la tastiera (Gennady sorride) e quando registrammo il brano “Eternal” avevo una distorsione alla caviglia: puoi provare ad immaginarmi seduto di fronte alla tastiera con un piede gonfio immerso in un secchio di acqua gelata!
Parlando seriamente, sono cambiato nel corso degli anni, il mio atteggiamento nei confronti della vita è in continua evoluzione e questo è il motivo per cui anche la mia musica sta cambiando. Non penso che ci sarà mai un “Return” a “New Faust”, di certo sarà qualcosa di diverso.
Parlando degli aspetti concettuali dei miei ultimi tre album direi che “New Faust” è un album “Cristiano” dove assistiamo ad una ‘conversazione” tra i tre principali protagonisti del credo Cristiano: Dio, l’uomo e Satana.”The Sixth Sense” parla del rapporto dell’uomo con la società e “Chinese Songs” di quello dell’uomo con la natura. Vi è mai capitato di leggere traduzioni di testi di antiche poesie Cinesi? La musica cerca di rispecchiare con le sue sonorità questo tipo di tematiche.

Qual è la risposta del pubblico russo alla vostra proposta musicale ? Qual è l'accoglienza che avete ricevuto in patria ?

Non abbiamo avuto molte opportunità di suonare dal vivo in Russia quindi non siamo in grado di rispondere secondo delle linee generali. Il mio punto di vista è che nel panorama musicale russo rappresentiamo una specie di corpo estraneo. Molta gente giudica la nostra musica troppo complicata. In assoluta onestà è impossibile darvi una risposta precisa proprio perché ancora non conosciamo bene il nostro pubblico. Il nostro primo lavoro come band è uscito solo un anno e mezzo fa e, strano a dirsi, le risposte più positive sono arrivate dall’estero, sebbene il cantato sia in Russo.
Ci fa molto piacere ricevere e-mail nel nostro sito ufficiale ed è meraviglioso leggere attestati di stima da persone di diverse nazioni che si autodefiniscono nostri fans; tutto ciò va al di là perfino dei nostri sogni!

Avete mai suonato dal vivo al di fuori della Russia e, in caso affermativo, in quali nazioni? In quali città estere vi piacerebbe suonare?

Non abbiamo mai suonato all’estero. Sarebbe per noi un’esperienza davvero gratificante. Sicuramente ci piacerebbe esibirci nelle città più importanti e famose, ma i concerti nei centri più piccoli presentano i loro vantaggi. Chissà… forse un giorno in Italia?

Cosa ti spinge a dedicare consapevolmente il tuo tempo, la tua passione, i tuoi sforzi e speranze ad un genere musicale che non è gratificato anche da un soddisfacente ritorno economico ma che suo malgrado è inevitabilmente destinato ad essere ghettizzato come genere di nicchia?

La vera musica non può essere mai ‘popolare’, un qualcosa destinato alla ‘massa’. Ho sempre saputo che un giorno sarei diventato un compositore. Non è stata neanche una mia scelta, non avrei potuto fare altrimenti, e far soldi attraverso la musica non è mai stato il mio primo pensiero. In questo io e i miei amici siamo molto simili: facciamo semplicemente ciò che ci piace di fare. E grazie a Dio abbiamo altri amici che volontariamente ci danno una mano. Siamo loro infinitamente riconoscenti.

State lavorando attualmente alla realizzazione di nuovi progetti?

Sempre. Abbiamo dato la nostra adesione ad progetto multi-gruppo chiamato “Spaghetti Epic 3”, prodotto dalla Musea e dalla fanzine finlandese Colossus Magazine. I Little Tragedies vi parteciperanno suonando una suite di 21 minuti basata su temi di Ennio Morricone dal film “Il Grande Silenzio”. La musica è già stata composta, trascritta su partitura e se tutto va bene verrà registrata nell’Agosto del 2007. Informazioni più dettagliate sul progetto sono disponibili sul sito di Colossus.
Lasciata alle spalle questa fatica, inizieremo subito a registrare un altro album che sto componendo proprio in questi giorni. Successivamente abbiamo in programma di dedicarci all’album strumentale, mai registrato, che fu composto ed eseguito dal vivo qualche anno fa. Vorremmo realizzare una sua versione rivisitata e spero che sia l’uscita sorpresa del Natale 2008. Beh, abbiamo veramente un sacco di progetti in cantiere…

Caro Gennady, la nostra intervista è giunta alla sua conclusione. Tutti noi di Arlequins ti ringraziamo per l’attenzione concessaci e ti facciamo un grande in bocca al lupo per il proseguimento della tua carriera. Come vorresti congedarti dai tuoi fan italiani?

A nome di tutto il gruppo vorrei ringraziare i nostri fan italiani per il loro interesse nella nostra musica e anche il nostro amico Fulvio e tutta la gente del sito di Arlequins per averci dato questa opportunità di parlare direttamente agli amanti del Prog del vostro paese. Speriamo con tutto il cuore che vi piaccia il nostro prossimo progetto, la suite di Spaghetti Epic.

Italian
English