Home

 
SYMPOZION Roberto Vanali
 

Capita raramente di essere colpiti in maniera così positiva, da un disco recente, come è successo con "Kundabuffer" degli israeliani Sympozion. Il loro lavoro è recensito in queste pagine e per un approfondimento invito i lettori alla sua lettura.
Il fatto che dalla classifica di fine anno il gruppo sia risultato nei primi 5 delle preferenze dei lettori, ed unico disco non italiano, mi pare un risultato veramente grande, per una band di giovani alla prima esperienza discografica.
Qualche settimana fa, su gradita idea della redazione di Arlequins, ho preparato una serie di domande alle quali il tastierista del gruppo, Arik Hayat, ha risposto in maniera dettagliata e soddisfacente.
Alla band va il mio particolare ringraziamento e l’augurio di una splendida e proficua continuazione. Questo è il risultato:



E' veramente difficile per un gruppo spiegare quello che è la propria musica. Per noi i Sympozion sono sicuramente un gruppo prog ma, oltre le vostre influenze ed i vostri ascolti, dove pensate si collochi il vostro posto nel mondo musicale attuale?

Io ed Elad abbiamo fondato questo gruppo come due innamorati entusiastici del prog, ma all'inizio non scrivevamo prog per niente. Il nostro materiale era sperimentazione eclettica più vicina a alcuni compositori classici degli inizi del 20° secolo che al prog ed il nostro gruppo era un quartetto da camera (pianoforte, chitarra, flauto e violoncello) che gradualmente è cresciuto fino a divenire una piccola big-band (tastiere, basso, chitarra, batteria, tre sax e flauto) e poi si è ridotto alla forma presente.
Dalle nostre esperienze in composizione è venuto fuori uno stile che è molto prog-oriented. Credo che sia ancora un territorio interessante per la composizione, ma ci divertiamo molto a sperimentare altri stili di musica. Non ho ragione di identificare o limitare la nostra esperienza musicale, a parte problemi di catalogazione, ma questo non è un problema nostro. Per la maggior parte degli ascoltatori oggi veramente non importa se è prog o jazz o qualunque altra cosa - Sympozion è quello che è, e questa è la sola etichetta di cui abbiamo bisogno.

Il mondo è preoccupato per la situazione politica e sociale che ha luogo in Israele; anche se questa non è la giusta sede per discuterne, vorrei comunque domandarti se coloro che fanno arte si sentono in qualche modo coinvolti da tutto ciò e se la vostra canzone "Happy War Holiday" in particolare contiene un messaggio di questo genere…

"Happy War Holiday" è stata composta quando gli USA hanno invaso l'Iraq. Fondamentalmente è una pura espressione musicale, ma al tempo sentivo della gente dire "finalmente, un po' d'azione", riferendosi alla guerra. Ovviamente quest'affermazione proveniva da gente che non ha mai provato una vera guerra e che tutto ciò che conosce di guerre proviene dal cinema, dove i buoni ragazzi sopravvivono sempre. Sembrava semplicemente un po' bizzarro per me e questo sentimento trovò il suo sfogo nel titolo del pezzo, e forse in alcuni dei suoi momenti musicali.
La situazione in Israele di solito è caotica a vari gradi ed in qualche modo la gente può scegliere se esserne condizionata o meno. Molti artisti qui ne fanno il loro argomento principale. Noi veniamo con la convinzione che fare semplicemente musica senza alcun riferimento politico è perfettamente legittimo - è un universo al di sopra di noi tutti e può anche interagire con la vita di tutti i giorni su una dimensione astratta e forse ha un effetto più positivo e costruttivo se confrontato a canzoni che prendono ispirazione dalla politica.

Penso di essere stato fra i primi in Italia ad avere una copia di "Kundabuffer" e a scrivere una recensione per Arlequins. Devo ringraziare un amico, un dottore israeliano, che sulla via del ritorno da una visita ai suoi parenti, me l'ha portato. Mi sono innamorato della vostra musica immediatamente! Penso che sia ben suonato ed affascinante. Potresti spiegare come avete iniziato a suonare la vostra musica e la ragione per cui avete scelto un genere poco popolare e di conseguenza meno commerciale?

Ci siamo ritrovati a suonare le forme meno commerciali di musica per molte ragioni, ma a quel tempo era ovvio che a noi semplicemente non piaceva quello che sentivamo alla radio e talvolta era giusto una reazione a ciò. Il Prog è un linguaggio musicale multicolore e flessibile e puoi esprimere una gamma molto larga di emozioni e di idee con esso. Talvolta scriviamo un pezzo che ha un focus puramente estetico e altre volte la musica può riflettere eventi emotivi e stati che attraversiamo. In tutti i casi è una riflessione su chi noi siamo e sui nostri mondi intimi. Forse ciò che è comune in tutte queste influenze è la ricerca di qualcosa di nuovo, misterioso e sorprendente. Posso anche aggiungere che c'è una costante ricerca di modi più precisi e puri per esprimere le nostre idee ed emozioni; un tentativo di trovare la via più semplice per introdurre qualsiasi idea, sia essa semplice o complessa.

Nel mondo della musica israeliana, la musica prog gioca un ruolo importante, anche se non è molto diffusa. Che cosa rappresentano gruppi dei 70s come Sheshet, Fourteen Octaves, Zingale o i più recenti Ahvak per il vostro modo di suonare e scrivere musica?


Penso che tutti gli artisti che hai menzionato ritraggano l'essenza della cultura locale e l'esperienza di vita quotidiana in Israele. Ovviamente conosciamo e ci piace la maggior parte di questa musica, ma generalmente non è quello che facciamo, o almeno non in modo diretto. Spesso vediamo la nostra musica come qualcosa di divertente da suonare e comporre, ed è un percorso che ci sorprenderà per quanto noi lo permetteremo, ma so che almeno a questo punto la nostra esperienza è piuttosto escapista in relazione agli eventi correnti. Personalmente, gli artisti israeliani che hanno avuto il maggiore effetto sulle mie composizioni sono Matti Caspi e Shlomo Ydov.

Nella recensione che ho scritto di "Kundabuffer," ho parlato di influenze di Frank Zappa e Gentle Giant, anche del minimalismo europeo, ed ho anche scoperto una risonanza che può essere accostata al Canterbury sound, i National Health in particolare, ma voi non li avete mai menzionati come vostri riferimenti. Cosa ne pensi?

Presumo che non ci abbiamo proprio pensato quando abbiamo buttato giù l'elenco delle nostre influenze, ma rispettiamo moltissimo quella branca musicale. Sembra che le vibrazioni positive della musica Canterbury siano permeate fortemente nella nostra musica.

"Kundabuffer" contiene due canzoni nella vostra lingua madre. Penso che la vostra lingua sia molto interessante ed appropriata a ritmi dispari e molto particolari. Qual è l'argomento di queste canzoni? Sarà possibile ascoltare altre melodie dello stesso fascino nel vostro prossimo lavoro?

"Bird" è fondamentalmente una canzone che parla del volo alto, e può essere interpretato in molti modi; "Zona" parla di esperienze con una prostituta. Credo che ci saranno altre canzoni nel nostro futuro - l'ebraico è davvero una lingua molto potente in termini di composizione e so che in alcuni casi la parola cantata è più potente di mille note strumentali.

Ascoltando le vostre canzoni si ha la sensazione che l'esecutore abbia molto spazio per l'improvvisazione. Sei d'accordo o avete tablature definite?

Nella maggior parte dei casi la struttura dei pezzi è determinata in alta definizione. Una volta che cominciamo a suonare il pezzo ci troviamo delle possibilità che sono nascoste durante la composizione, e molti parti cambiano e diventano migliori. Lo considero una parte dell'intero processo di composizione. Le vere improvvisazioni "live" nella forma degli assoli avvengono in parti definite dei brani. Questo è stato quanto è avvenuto in "Kundabuffer", ma può cambiare in futuro.

Quasi tutte le recensioni del vostro primo album ne accentuano il carattere molto moderna, mancante di suoni vintage, specialmente per la batteria. Che genere di scelta effettuate per l'incisione dei suoni e come avviene?

Nella creazione di "Kundabuffer" non avevamo un concetto definito per scegliere i suoni, ma sapevamo che non cercavamo di ricreare un suono vintage anni '70. Lavorare con Udi Koomran è stata una bella esperienza per noi. Nel lavoro precedente di Udi abbiamo sentito un approccio molto preciso, particolareggiato e maturo, che era proprio quello che pensavamo fosse giusto per noi.
Il suono della batteria è una questione di gusti e molti di noi amano il loro suono nell'album. Le chitarre sono molto pulite la maggior parte del tempo - penso vada bene per la musica ed il nostro approccio estetico generale in quest'album. Per ciò che riguarda le tastiere - non sono mai stato un patito delle sonorità e non sono andato con dei suoni già preparati in studio. La maggior parte dei suoni di tastiere sull'album appare come un risultato di ore di ricerca da parte mia e di Udi.

Puoi spiegarci come siete passati dalla Thousand Records alla Unicorn, una delle "Majors" parlando di progressive rock? Questo cambio avrà effetto in qualche modo sul vostro modo di suonare?

Una volta completato l'album abbiamo spedito copie a tutte le maggiori etichette prog e anche di più. Tutte le offerte che abbiamo ricevuto erano tra l'insoddisfacente e l'insultante, facendoci quasi capire che le etichette ci avrebbero fatto un favore a pubblicare la nostra musica. Eravamo fortunati allora di avere un manager, Raya Kosovsky, ed insieme abbiamo deciso fare da soli. L'artwork è stato fatto da mia sorella, Sarit Hayat, ed il resto del lavoro (stampa, registrazione, pubblicità etc.) è stato fatto da Raya, con qualche aiuto da Udi. Alla fine l'album è riuscito ad arrivare a qualcuno e ancora riceviamo molti feedback positivi da ascoltatori di tutto il mondo.

Nell'estate del 2006 la Unicorn Records ci ha contattati con un'offerta per un ristampa e distribuzione dell'album. Questa volta si trattava di un'offerta decente che non era irrispettosa e, dopo alcune negoziazioni, abbiamo firmato il contratto. Finora siamo molto soddisfatti per la nostra collaborazione con la Unicorn.
Non posso sapere come questo potrà cambiare il nostra modo di comporre, dato che questo è un problema non-musicale. Inoltre, lavorare con Unicorn è sia gratificante che importante in molti altri aspetti.

Sarei molto interessato a vedervi dal vivo. Avete pensato ad un tour?

Abbiamo fatto alcuni sforzi in vista di suonare all'estero ma non è tanto semplice quanto può apparire. Generalmente suoniamo in dei clubs in Israele di tanto in tanto, e suonare all'estero è sicuramente qualcosa che vogliamo fare in futuro.

Italian
English